
Mauro Icardi e Wanda Nara
Milano, 29 aprile 2019 - Un altro fine settimana a digiuno, in mezzo agli insulti degli ultras mischiati ai fischi per coprirli. Il campionato dei paradossi, per Mauro Icardi, continua a seguire un canovaccio che nulla ha di normale. Non lo è, per uno con le sue medie realizzative, passare più di un girone di campionato senza un gol su azione. Da quando ha chiuso il periodo di esilio, l’argentino ha segnato solo su calcio di rigore a Marassi, prima di infilare quattro gare con un assist a Frosinone (gol di Vecino) e poco più all’attivo. Anche contro la Juventus, avversaria contro cui ha spesso centrato il bersaglio, la sua presenza è stata difficile da percepire. Un tiro in diagonale con il sinistro, una bella sponda per Ivan Perisic nella ripresa. Tutto qui.
Se di normalità si vuole parlare, ancor meno può considerarsi tale il dover entrare nello stadio di casa per sentirsi insultato dai propri ultras. Il dato positivo, in questo senso, è che ogni qual volta dalla Curva Nord si levano cori offensivi verso l’argentino gli stessi vengono ricoperti dai fischi del restante pubblico al Meazza. È uno dei motivi che oggi spingono lo stesso Icardi a voler restare all’Inter, unito alla mancanza di vere e proprie offerte. L’agente e moglie Wanda Nara sta spingendo molto a mezzo stampa sul tasto della permanenza. Quasi un messaggio ai dirigenti nerazzurri: non si farà nulla per favorire una cessione, a meno che non si trovi una meta gradita. Il che significa dover riflettere sull’opportunità o meno di cominciare una nuova stagione a partire da luglio basata sul connubio Spalletti-Icardi. In caso di addio alla zona Champions ci sarebbe un motivo per voltare pagina riguardo alla guida tecnica, ma se quel terzo posto dovesse restare tale (o diventare al massimo una quarta piazza, ultima utile per la Champions) è possibile che la panchina resti in mano all’attuale allenatore per non dover pagare altri due anni del contratto esistente in aggiunta a quello del subentrante.
E' una possibilità che anche Icardi conosce, così come sa che nella dirigenza ci sono riflessioni in corso sulla conferma del tecnico, per quanto successo sul “caso fascia” (decisione riconducibile anche, ma non solo a Spalletti) e per una crescita complessiva della squadra che rispetto allo scorso anno non è così evidente. I punti in meno sono quattro, una stagione più tardi e sempre alla trentaquattresima, anche se allora l’Inter era fuori dalla zona Champions. Pregi e difetti sono più o meno gli stessi: la squadra si difende bene, ma segna molto poco e quando deve gestire il risultato pecca di maturità e leadership. Il tecnico ha ancora quattro partite per dare un’impressione diversa e confermare un posto nella massima competizione europea del prossimo anno.