Gioele Dix: "Vi spiego io i segreti della longevità"

L'artista al Castello Sforzesco con "I nostri tempi (biblici)": coltivate i talenti, la mediocrità è una condanna

Gioele Dix

Gioele Dix

Milano - ​Non dobbiamo cercare di vivere a lungo, ma abbastanza. Così sosteneva il filosofo Seneca. Nell’epoca odierna, però, si va alla ricerca della longevità, tipica di alcuni grandi patriarchi della Bibbia, oggetto di analisi. E sarà proprio l’attore Gioele Dix, il 18 luglio, alle 21, nel Cortile delle Armi del Castello Sforzesco, nello spettacolo "Ai nostri tempi (biblici)", a cura del Teatro Franco Parenti, a cercare anche di risolvere l’intrigo: la longevità è frutto di una sconsiderata fiducia di Dio nell’uomo o di una proiezione leggendaria del desiderio dell’essere umano di lasciare un segno? Durante la serata, inserita nel programma del festival estivo Estate al Castello 2022, nell’ambito del palinsesto Milano è Viva, il comico esporrà il suo pensiero (prevendite su mailticket).

Dopo l’analisi di passi biblici e testi letterari sul tema, a quale considerazione è giunto? "Bisogna dare peso a ciò che si fa nella vita e per cui si sarà giudicati. Nella tradizione antica si dava importanza ad azioni ed atteggiamenti morali assunti durante l’esistenza. Più si vive, più si può fare bene, ma anche molto male. Mosè, grandissimo condottiero, diede il meglio di sé tra gli 80 e i 120 anni, quando guidò il suo Popolo fino alla Terra promessa".

Leopardi sosteneva che la cosa migliore sarebbe non essere nati e, in alternativa, morire subito dopo la nascita. "Paolo Hendel, nel suo spettacolo “La giovinezza è sopravvalutata”, di cui ho curato la regia, dice: “Se non si è nati, è sicuro che non si invecchia, ma è una situazione un po’ radicale”. Io ho vissuto bene da giovane; ora godo delle cose buone dell’età matura".

La longevità in chiave comica? "Voler vivere a lungo, di per sé, rende molto buffe le persone, che fingono di non essere invecchiate, cercano di fermare il corso del tempo ed usano il linguaggio dei giovani".

La sua posizione riguardo la scienza? "Sono ottimista su quello che può fare. Essa dimostra che le due parti del cervello, ad una certa età, in salute, si compenetrano, consentendo lucidità e rapidità nel decidere, ma anche di fare tesoro dell’esperienza, senza perdere il nerbo, che dà l’energia".

Il testamento da lasciare ai nostri figli? "Eccellere in qualcosa, vicina alle nostre corde, se possibile. La mediocrità è una condanna. E, poi, accorgersi che esistono anche gli altri".

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