Legge sul fine vita, percorso in salita. La proposta all’esame della Regione

Ufficio di presidenza del Pirellone diviso, sarà il Consiglio a decidere sull’ammissibilità il 20 febbraio Ma FdI è contraria: "Dubbi giuridici. E difendiamo la vita". Pd e M5S: "La politica non eviti il confronto"

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Milano, 6 febbraio 2024 –  Sarà il Consiglio regionale a decidere sull’ammissibilità della proposta di legge sul fine vita promossa dal Comitato Liberi Subito, guidato dall’Associazione Luca Coscioni. Oltre 8mila le firme raccolte a sostegno del provvedimento. La votazione dell’Aula del Pirellone avverrà, con tutta probabilità, durante la seduta del 20 febbraio. Detto altrimenti: il passaggio in Ufficio di presidenza sarà un passaggio a vuoto perché non c’è possibilità di un voto unanime. Questo lo scenario emerso ieri, giorno in cui una delegazione del Comitato promotore è stata ricevuta in audizione al Pirellone proprio dall’Ufficio di presidenza.

In sintesi , per chi non lo ricordi, l’iter in questi casi prevede che la proposta di legge sia valutata innanzitutto dall’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, composto da soli cinque consiglieri, tre di maggioranza e due di opposizione. A loro è demandato esprimersi esclusivamente sull’ammissibilità del testo. Occorre l’unanimità, però: la proposta di legge può approdare in Consiglio regionale per essere discussa nel merito soltanto se tutti e cinque i componenti l’Ufficio di presidenza si sono espressi in favore dell’ammissibilità. Qualora invece non ci sia l’unanimità, la proposta di legge approda comunque in Consiglio regionale – anzi, deve approdarvi nella prima seduta utile – ma all’Aula sarà chiesto innanzitutto di pronunciarsi a sua volta sull’ammissibilità. Una discussione di merito, in questo caso, potrebbe non esserci mai.

Ed è proprio quest’ultimo lo scenario che va prendendo concretezza al Pirellone. L’Ufficio di presidenza voterà domani ma si presenta diviso: almeno due membri su tre della maggioranza sono contro l’ammissibilità della proposta di legge. Si tratta di Federico Romani, presidente del Consiglio regionale eletto nelle fila di Fratelli d’Italia, e della leghista Alessandra Cappellari. Un orientamento che potrebbe essere seguito da Giacomo Cosentino, di Lombardia Ideale, la lista del governatore Attilio Fontana. I due di opposizione sono consiglieri del Pd (Emilio Del Bono e Jacopo Scandella) e, a quanto fanno sapere i Dem, voteranno entrambi per l’ammissibilità. Da qui il rinvio al Consiglio, la cui prima seduta utile è quella del 20 febbraio.

La nota diramata ieri da Christian Garavaglia, capogruppo di Fratelli d’Italia, è chiarissima: "Nei mesi scorsi molti consiglieri della Regione Veneto hanno sostenuto che la proposta di legge regionale sul suicidio assistito fosse incostituzionale, facendo riferimento a un parere dell’Avvocatura dello Stato, che ha risposto ad una richiesta di parere fatta da Palazzo Chigi, a fronte dell’iniziativa presa dal Consiglio regionale del Friuli. Noi riteniamo fondati i dubbi di natura giuridica che prevalgono sulla volontà del Comitato Liberi Subito di fare della proposta una battaglia di bandiera. Solo lo Stato può dirimere una questione così delicata. Più importante ancora è la riflessione dal punto di vista etico e culturale, su cui Fratelli d’Italia ha sempre scelto la difesa e la cultura della vita e le risposte non si possono trovare esclusivamente all’interno di un iter terapeutico o di procedure medicali. La vita è un dono e va preservata. Siamo per la cultura della vita contro ogni deriva che invoca quella che conduce alla morte". Di avviso opposto Pierfrancesco Majorino e Nicola Di Marco, capigruppo, nell’ordine, del Pd e del M5S al Pirellone: "Ci auguriamo un pronunciamento unanime da parte di tutto l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale circa l’ammissibilità della proposta di legge – dichiara il primo –. Questo permetterebbe di aprire un confronto su un tema tanto delicato, rispetto al quale, purtroppo, si è sin qui registrata l’assenza del Parlamento". "Siamo pronti a sostenere in Aula la proposta di legge sulla morte medicalmente assistita – conferma il secondo –. I cittadini hanno fatto una richiesta chiara: la politica deve esprimersi, spero che nessuno desideri sottrarsi al confronto".

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