Emergenza coronavirus, il Governo riduce i poteri della Regione

Quinto decreto di Palazzo Chigi: Palazzo Lombardia può varare solo divieti aggiuntivi e solo per 7 giorni

Il governatore Fontana e il premier Conte

Il governatore Fontana e il premier Conte

Milano, 25 marzo 2020 - Con il decreto legge varato ieri pomeriggio il Governo ha di fatto accentrato la gestione dell’emergenza Coronavirus dopo giorni, se non settimane, di scontri con le Regioni, compresa la Regione Lombardia: si veda, a proposito il botta e risposta tra il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, e l’assessore lombardo Davide Caparini a proposito dell’ordinanza varata da Palazzo Lombardia sabato sera. Per il primo la Regione avrebbe dovuto aspettare a emanare il provvedimento, per il secondo invece il Governo non fa che attendere.

L’accentramento è innanzitutto nei fatti: nel nostro ordinamento un decreto legge quale quello emanato ieri dal Governo (il quinto nel giro di un mese) supera e annulla un’ordinanza di una Regione. Tradotto: l’ultimo provvedimento varato dall’esecutivo lombardo cade ora che c’è il decreto. L’accentramento è poi nei contenuti dello stesso decreto governativo che al primo comma dell’articolo 3 recita: «Le Regioni, in relazione a specifiche situazioni di aggravamento ovvero di attenuazione del rischio sanitario verificatesi nel loro territorio o in una parte di esso, possono introdurre ovvero sospendere, limitatamente a detti ambiti territoriali, l’applicazione di una o più delle misure di cui all’articolo 1, comma 2. Qualora tali misure si applichino su tutto il territorio regionale, ovvero su oltre la metà di esso o a oltre la metà della popolazione residente nella regione, la loro efficacia è limitata a sette giorni e, entro ventiquattro ore dalla loro adozione, è formulata proposta al Presidente del Consiglio dei ministri per la loro conferma con il decreto ivi previsto. Le misure di cui al periodo precedente non possono essere in alcun caso reiterate e, ove non confermate dal decreto ivi previsto, perdono comunque efficacia allo spirare del settimo giorno. Le misure reiterate in violazione di quanto disposto dal precedente periodo sono inefficaci».

Questa è, meglio sottolinearlo, la formulazione contenuta nell’ultima bozza del decreto. Detto altrimenti: qualora il testo finale resti questo,il decreto prevede che le Regioni possano procedere al varo di misure ulteriori o diverse da quelle previste dal Governo solo nel caso in cui, nel territorio di propria competenza, l’emergenza sanitaria si aggravi o si attenui rispetto a quanto accade nel resto del Paese. Ma non è tutto: le misure regionali, specie quelle che vanno ad inasprire quelle già decise da Palazzo Chigi, possono restare in vigore massimo 7 giorni e perché possano entrare in vigore serve l’avallo proprio di Palazzo Chigi. 

Il decreto ribadisce, poi, qualepuò e quale deve essere l’orizzonte temporale delle misure straordinarie con le quali è attualmente limitata la libertà di spostamento delle persone. E tale data è il 31 luglio 2020, giorno in cui scadono i 6 mesi dello stato di emergenza dichiarato all’inizio dell’epidemia. Questo non significa che le restrizioni siano da intendersi prorogate fino al 31 luglio ma, invece, che quello è il limite massimo fino al quale possono restare in vigore. Si tratta, infatti, di misure eccezionali decise con poteri eccezionali.

Quanto all’articolazione del rapporto con le Regioni, il premier Giuseppe Conte ha spiegato: «Noi ci siamo dati un ordinamento su base regionale, in particolare la sanità è di competenza regionale, stiamo facendo uno sforzo incredibile per supplire alle carenze delle strutture ospedaliere e rinforzarle, ma la competenza è regionale. La disciplina di cornice – invece – ce la riserviamo noi come Stato, per le misure restrittive lasciamo la possibilità alle Regioni di adottare, se nel caso, misure anche ulteriori». Già, ma con i vincoli temporali e autorizzativi di cui sopra. Tra le novità di quest’ultimo decreto c’è, rispetto ai decreti precedenti, l’importo delle sanzioni:«Abbiamo introdotto una multa, un pagamento da 400 a 3mila euro secondo le multe proprie che tutti conosciamo quando ci sarà capitato di violare le regole del codice della strada. Alla contravvenzione prevista si sostituisce multa», ha spiegato, di nuovo, Conte a margine del varo del decreto.

mail giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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