Ita, i giudici bocciano la paga base: “Non consente una vita dignitosa”

La stoccata nella causa avviata da un assistente di volo: retribuzione incostituzionale, da soglia di povertà

Tiene banco la vertenza Ita

Tiene banco la vertenza Ita

Milano, 10 gennaio 2023 – La retribuzione mensile base, successiva al rinnovo contrattuale del 2 dicembre 2021, "è prossima al reddito di cittadinanza, alla soglia di povertà assoluta secondo gli indici Istat". Un trattamento salariale erogato da Ita Airways ad alcuni dipendenti "llegittimo" perché "non conforme al diritto alla retribuzione di cui all’articolo 36 della Costituzione, nella duplice veste di diritto a una retribuzione proporzionata e diritto a una retribuzione sufficiente". Sono passaggi di una sentenza della Corte d’Appello di Milano, sezione Lavoro, che ha messo sotto la lente le condizioni di lavoro di un assistente di volo che ha fatto causa alla compagnia aerea di bandiera basata in Lombardia all’aeroporto di Linate, nata dalla storia travagliata di Alitalia.

Condizioni regolate da un accordo aziendale, con minimi salariali più bassi rispetto agli standard del comparto, che il 2 dicembre 2021 era stato firmato dai sindacati Cgil, Cisl, Uil, Ugl e dalle associazioni professionali di piloti ed assistenti di volo. Il giudizio di secondo grado è nato dai ricorsi contro una sentenza pronunciata il 24 ottobre 2022 dal Tribunale di Milano, con al centro i superminimi dovuti al dipendente e altre voci. La Corte d’Appello, pur respingendo la "domanda avente ad oggetto il maggior importo rivendicato a titolo di superminimo-seniority per il periodo fino al 31 dicembre 2021", confermando invece "le restanti statuizioni", ha messo nero su bianco un duro giudizio sulle retribuzioni di ingresso per il personale Ita. I legali della compagnia aerea, nel loro ricorso, avevano negato che "il trattamento economico successivo al rinnovo contrattuale del 2 dicembre 2021 possa dirsi peggiorativo".

Per la Corte, però, "è documentale che le singole voci retributive previste (...) hanno subito un peggioramento, in quanto lo stipendio base è passato da euro 575,42 a euro 506,37" mentre l’indennità di volo minima garantita (Ivmg) "è passata da euro 250,38 a euro 150,23". Una sentenza accolta con soddisfazione dai sindacati di base Cub e Usb, che avevano dato battaglia contro l’accordo. La Corte d’Appello, secondo la Cub, "rende giustizia a una realtà tenuta nascosta da molti" perché "Ita è un laboratorio in cui si sperimenta il lavoro povero". I due sindacati di base si scagliano anche contro una clausola del regolamento Ita che consente di "revocare le facilitazioni di viaggio concesse al dipendente" anche in caso di "giudizio azionato dal dipendente nei confronti della società". "È scaturita un’altra causa – spiega l’Usb – che chiede di dichiarare illegittima una modalità ricattatoria".

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