
Gli spazi della manifestazione
Milano, 22 novembre 2016 - Una manifestazione più rappresentativa dei comparti dell’artigianato, un’offerta gastronomica potenziata con i corsi di cucina di cuochi in arrivo da tutto il mondo e una maggiore proposta culturale con concerti e spettacoli. Ecco le novità della ventunesima edizione di «L’Artigiano in fiera», la grande cittadella dell’artigianato mondiale in programma da sabato 3 a domenica 11 dicembre al polo fieristico di Rho-Pero. «Abbiamo voluto rendere sempre più attraente questa manifestazione, questa grande festa dell’umanità al lavoro, che ormai ha un pubblico affezionato che va dalla Svizzera al Centro Italia», spiega Antonio Intiglietta, presidente di Ge.Fi - Gestione Fiere Spa, la società che organizza la manifestazione.
Come vi siete mossi durante l’ultimo anno? «Dal punto di vista dei contenuti abbiamo lavorato su tre fronti. Abbiamo cercato prima di tutto di rendere più rappresentativa la fiera dei comparti produttivi. Poi, la ristorazione diventa ancora di più un veicolo di promozione dell’artigianato. Nella gran parte dei 41 ristoranti presenti verranno utilizzati come ingredienti i prodotti venduti negli stand degli artigiani del cibo e ci saranno corsi di cucina, la grande novità di quest’anno, per far vedere ai visitatori come le realtà locali esprimono al meglio quei prodotti. Infine, puntiamo ancora di più sulle espressioni delle culture locali con spettacoli di musica e danza. Non è folklore, ma il modo di valorizzare ed esprimere la cultura di un determinato territorio. Insomma, l’Artigiano in fiera sarà un grande evento culturale, un’Expo continua che si esprime con la vita vera e non con i video. Abbiamo potenziato anche i collegamenti: sarà sempre più facile arrivare con i mezzi pubblici tra car sharing, metropolitana, treni di Trenord, dalla Svizzera e dell’alta velocità con Italo alla fermata Rho Fiera Milano».
Come sta l’artigianato? «L’artigianato è un punto di resistenza in un’economia sempre più globale. Questo è un mondo in cui chi produce spesso è un numero e chi acquista è un altro numero. L’artigianato invece è una resistenza in cui l’acquisto è prima di tutto un incontro umano. È un fiume carsico che attraversa il Paese e che per fortuna resiste ed è in grado spesso di sfruttare i lati positivi della globalizzazione, come la possibilità di aprirsi al mondo».
Da tempo aiutate le imprese artigiane a sbarcare su nuovi mercati: come prosegue questo impegno? «Sta andando avanti e in modo deciso. È un lavoro lungo, l’internazionalizzazione non è una cosa che si improvvisa in un giorno. Siamo appena stati in Cina con una delegazione di artigiani italiani e i risultati sono stati molto positivi. Già l’anno scorso abbiamo siglato accordi con portali e-commerce cinesi, quest’anno ci saranno più delegazioni cinesi degli anni scorsi e arriveranno anche da Corea del Sud e Giappone. Il nostro portale di e-commerce dopo essere sbarcato sui mercati tedesco e inglese raggiungerà anche quelli francese e spagnolo e stiamo gettando le basi per essere presenti anche negli Stati Uniti».
Perché venire all’Artigiano in fiera? «Non esiste altro luogo nel mondo in cui si possa fare un viaggio attraverso le culture del pianeta in un unico posto, come nel nostro caso. Non è un mercatino di Natale e non è nemmeno un centro commerciale. I visitatori finora se ne sono sempre accorti e hanno apprezzato proprio questa diversità».