Artigianato senza più risorse umane. A rischio il futuro del settore in Lombardia, mancano 40mila addetti

Se si investisse inoltre sulle energie rinnovabili si potrebbero creare più di 400mila nuovi posti di lavoro

L'artigianato in Lombardia fatica a trovare nuovi addetti

L'artigianato in Lombardia fatica a trovare nuovi addetti

Milano - In Lombardia ogni anno mancano circa 40mila lavoratori per le necessità delle imprese. La causa è il disallineamento tra i percorsi di studio scelti dai giovani e l'offerta di lavoro, che rende necessari almeno sei mesi da parte delle aziende per trovare ragazzi disponibili e con le competenze giuste. Questo il tema al centro dell'incontro di stamattina, dal titolo "Artigianato senza più risorse umane. A rischio il futuro del settore", tenuto alla Camera di Commercio di Milano.

"Qualunque cambio di rotta proveremo a definire a partire da oggi, avrà bisogno di almeno 6/7 anni per garantire i primi risultati utili ma il sistema artigiano non ha più tempo – a parlare è Stefano Fugazza, presidente di Unione Artigiani Milano e Monza-Brianza - le nostre imprese sono agli ultimi minuti dei tempi supplementari: non c'è più ricambio generazionale, i titolari sono sempre più anziani, ì giovani imprenditori artigiani under 30 sono calati in Italia del 40% negli ultimi cinque anni".

Lo skill mismatch è danno non solo per l'economia, ma anche una penalizzazione per i giovani, come sostiene Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi: "É urgente rilanciare un'alleanza tra mondo della formazione, sistema imprenditoriale e istituzioni. A questo proposito ricordo l'esperienza dell'istruzione e formazione professionale (leFP), in Lombardia, che ha ottenuto ottimi risultati coinvolgendo migliaia di imprese". La formazione offerta dagli Its verrà per questo potenziata.

 "Grazie al Pnrr e alla sinergia con il ministro Valditara, stanno per essere distribuite delle risorse: un miliardo e mezzo di euro a disposizione dei nostri Its a livello Italia. -dice Simona Tironi, assessore regionale all'istruzione, formazione e lavoro- In Regione Lombardia arriveranno quasi 80 milioni per potenziare ancora di più un sistema in cui crediamo profondamente". Questi corsi rappresentano per l'assessore "ossigeno e benzina vera per artigiani e imprese" e sono "uno dei principali motori di sviluppo" della Lombardia. Per questo, la Regione – che ha già un "primato assoluto" in Italia - intende continuare ad investire su questo.

 "Nel 2022-23 la dotazione finanziaria per i percorsi Ifp (Istruzione e formazione professionale) ha raggiunto i 263 milioni di investimento, a cui si aggiungono i 51 milioni del Pnrr. Per quanto riguarda gli Ifts (Istruzione e formazione tecnica superiore), abbiamo investito 10 milioni di euro l'anno scorso e abbiamo aumentato fino a 15 milioni", continua Tironi. "E' un investimento che la Regione fa ogni anno, attorno ai 40 milioni di euro per gli Its -aggiunge l'assessore- abbiamo 25 fondazioni che ci hanno creduto da subito, sfioriamo i 256 percorsi attivi all'anno, quasi 7000 iscritti, ma su tutta la nostra filiera ne raggiungiamo quasi 70mila".

L'obiettivo, conclude l'assessore, è passare "dai 70 corsi che abbiamo a disposizione a superare i 100, per dare ai nostri giovani un ventaglio ancora più ampio di possibilità", per affrontare le sfide del mercato del lavoro con un capitale umano sempre più competente. Inoltre il ritmo con cui l'Italia sta installando nuovi impianti a fonte rinnovabile «è troppo lento rispetto a quanto servirebbe per raggiungere gli obiettivi di 125-150 Gw al 2030 e nel frattempo l'elettrificazione dei consumi corre, e porterà al raddoppio del fabbisogno elettrico (+126%) entro il 2050».

È quanto emerge dal Rapporto sulle energie rinnovabili 2023 (Rer) realizzato dall'Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano (PoliMi) e presentato questa mattina. Raggiungere i target 2030, secondo il rapporto, comporterebbe investimenti per le nuove installazioni tra i 43 e i 68 miliardi di euro, genererebbe tra i 310.000 e i 410.000 nuovi posti di lavoro e consentirebbe una riduzione delle emissioni di CO2 annuali da produzione di energia tra 39 e 51 milioni di tonnellate a partire dal 2030.

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