FRANCESCA NERA
Cultura e Spettacoli

Il rap sincero di Red Nose: “Ecco il mio disco Reale” /VIDEO

Tutto “Reale”. E’ questo il titolo del secondo album di Red Nose - che di cognome fa proprio “Reale” - in uscita oggi (venerdì 23 settembre)

Milano, 23 settembre 2014 - Nessuna autocelebrazione compulsiva o affanno alla rincorsa dell’oro che tanto spadroneggiano oggi nella musica rap. Solo la realtà. Un resoconto sincero di se stesso e di ciò che lo circonda attraverso temi sfrondati da velleità egocentriche o seduzioni pop. Tutto “Reale”. E’ questo il titolo del secondo album di Red Nose - che di cognome fa proprio “Reale” - in uscita oggi (venerdì 23 settembre). Rapper, producer e fonico in studio, l’artista classe 1984, cresciuto nell’hinterland milanese, ha deciso di riversare il proprio bagaglio nelle 12 tracce di un disco che racchiude alcune riflessioni insaporite dalla giusta dose di autoironia. E, in quel bagaglio, Red Nose custodisce una carriera da produttore, importanti collaborazione con artisti della scena rap, un ambizioso progetto con Jody Cecchetto (figlio di Claudio Cecchetto) e l’esperienza di fonico in casa Machete

"Reale", il nuovo album del rapper Red Nose
"Reale", il nuovo album del rapper Red Nose

Oggi esce "Reale". Il progetto ha avuto una lunga gestazione o è nato in poco tempo? “Il mio ultimo lavoro risale a diversi anni fa. Primo perché non potevo pubblicare nient'altro a causa di alcuni problemi legati a storie passate, secondo perché prima di scrivere bisogna vivere determinate cose… si tratta di fare quell’esperienza che ti lascia un bagaglio ed è una cosa necessaria per chi, come me, fa tutto da solo. Se vuoi lasciare qualcosa ed essere al passo con i livelli di musica più alti devi prima vivere e assimilare miliardi di informazioni. In questo album ci ho messo tutto me stesso e questo ha richiesto tempo”.

E come ha scelto le collaborazioni del disco? “Le collaborazioni le ho scelte in base alle canzoni. Ho scritto i pezzi partendo da storie vissute, per cui le collaborazioni, di conseguenza, sono state selezionate in base a persone che, prima di tutto, fanno parte o hanno fatto parte della mia vita. Non sceglierei mai un featuring solo perché mi porta visualizzazioni e non sceglierei mai un argomento solo perché funziona. La musica per me non è una rincorsa all'oro”.

Le sonorità alternano un hip hop più classico a un pop dal retrogusto elettronico. Una scelta originale ma che da all'album una struttura organica. Pensa di aver trovato finalmente un “suo suono"? “Tempo fa sarei stato perfettamente nella media, ora sono tutti affezionati a questa cosa ma nessuno ha più la spontaneità, credo, per poterlo proporre. Nel retrogusto, comunque, c'è tutto! Se qualcosa ti lascia un retrogusto allora ti ha lasciato qualcosa, nel bene o nel male. Il mio suono lo sto ancora ricercando, ovviamente, dato che ci si mette una vita. Dal mio punto di vista è triste se non sperimenti, se non contamini, perché resta tutto un po' fermo. Le origini del mio genere musicale hanno come concetto principe l'attingere da vari generi come il blues, il jazz ecc. dunque questo mio approccio penso che sia la mia forza e il mio limite”.

Molte delle rime ruotano attorno al concetto di “Reale". Molto più di un cognome...? “Sì, è un'idea. Io non dico bugie per scelta e credo sia una scelta nobile che mi rende una persona vera: ecco il concetto di “Reale”. D'altro canto tutti si professano real non avendo niente di real ed è una presa di posizione a cui non puoi neanche troppo controbattere perché è così: “io sono reale, punto, io sono vero, punto”. Per quanto mi riguarda non ho preso scorciatoie e lo dico, non sono all'apice e lo dico... la realtà, la lealtà aiutano e sono merce rara”.

Il fatto di essere cresciuto nell'hinterland milanese ha rappresentato più un limite o un'opportunità nell'approcciarsi alla musica? “La realtà della periferia ha due facce: quella bella delle villette a schiera e quella delle case popolari. La prima sta bene e non ha bisogno di muoversi troppo, la seconda, al contrario, ha fame e si ciba delle cose peggiori. Io sono a cavallo tra queste due situazioni e non mi sono mai accontentato del circondario. Per questo ho fatto esperienze in città, ho creduto in me e ho esplorato lo show business milanese dall'interno. Non ho trovato limiti nell'essere di periferia, né questo mi ha dato opportunità, semplicemente ho trovato un modo mio di pormi con le realtà più grandi”.

In passato ha aperto i live di Fabri Fibra e ora collabora, da fonico, anche con Machete. Che opinione ha dell'attuale scena rap in Italia? “È un sogno! I ragazzi più giovani oggi sono fortunati perché la mia generazione ha lottato. A scuola vestivamo largo per sottolineare la nostra cultura di riferimento e ci prendevano in giro. Adesso è tutto più naturale però il rap si vive di più su internet piuttosto che per strada, non è più un movimento ma un genere musicale. I giovani che sono più affermati di me possono anche fare rap senza filtri e le etichette pubblicano tutto, la gente sul web li segue ma poi le radio non passano questi pezzi, salvo rare eccezioni... ecco, il problema di oggi è che il sistema radio non sta dando il giusto spazio a questo genere musicale, forse anche perché il nuovo rap è musicale, facile da ascoltare ma a volte "usa e getta””.

Rapper, producer, fonico. Qual è la dimensione a lei più congeniale? “Il lavoro in studio è la cosa che mi fa stare meglio ma quello che mi fa campare è il live. In studio puoi fare bene con poco, durante i live invece non puoi concederti errori, per cui la gavetta che ho fatto in questo senso, ora mi sta ripagando alla grande. Il tour con Nitro e Machete è andato benissimo! Anche se non si smette mai di imparare”.

E il progetto con Jody Cecchetto come è nato? "Sex Machine" esula molto dal rap ortodosso... “È nato a tavolino? No. È nato per caso? No. È semplicemente nato perché io e lui, che siamo due nerd, abbiamo lavorato a un brano che secondo noi spaccava, anzi spacca, come se stessimo giocando alla “play”. Il brano è divertente ma ha pur sempre uno studio alle spalle. Il testo è giusto, chiude le rime come un qualsiasi testo rap, invece la musica è divertente, un "po' rap un po' dance" (cit. Two Fingerz). Il beat prodotto con U'Dan e Manuel Bella contamina e fa muovere, come le vere hit!”.

Ci saranno dei live? “Sicuramente. Sogno di portare questo progetto in teatro, facendo un live con strumenti che solitamente usiamo in studio ma in questo caso portati e suonati dal vivo. Per esempio unire chitarre con piano e campionatori. Ho pensato a dei teatri perché l'acustica è spettacolare! Ma sicuramente mi farò trascinare nei club, per cui aspettatevi di tutto!”.

francesca.nera@ilgiorno.net