
Il gruppo sul palco al Creberg e al Dal Verme con un tour nuovo di zecca
Milano, 3 febbraio 2016 - “Fosse ancora qui tra noi, probabilmente gli direi: oh, Ago è cambiato il mondo eh? Forse era meglio quando avevamo sedici anni… e non solo per ragioni d’età”. Il ricordo di Augusto Daolio rimane immanente nei pensieri di Beppe Carletti, in concerto con i Nomadi questa sera al Teatro Creberg di Bergamo e venerdì al Dal Verme. Quello degli eroi di “Io vagabondo”, infatti, è un passato che non passa. Lo sa bene Cristiano Turato, che dal 2012 si sobbarca davanti al microfono l’eredità di “Ago” dopo averla rilevata da Danilo Sacco.
“Entrare in una storia lunga cinquant’anni non è semplice né rapido, ma duecento concerti in tre anni hanno permesso a Cristiano di fare suo il grande spirito nomade” prosegue il tastierista emiliano, custode di un’epopea da 15 milioni di dischi venduti. Dai solchi dell’ultimo album in studio “Lascia il segno” (visto che la successiva fatica “Il sogno di due sedicenni è diventato realtà” anche se firmato Nomadi è un infatti omaggio del solo Carletti ad Daolio attinto da nastri originali rielaborati) affiora pure “Figli dell’oblio”, il pezzo che l’anno scorso avrebbe potuto riportare Carletti & Co. a Sanremo. “Bene così, perché, se da un lato l’esclusione ci è dispiaciuta, dall’altro ha lasciato il tempo per fare le cose con calma, lavorando di giorno e non anche di notte” ammette Beppe arrivato in oltre mezzo secolo di carriera al trentesimo capitolo di una discografia varata nel ‘65 tra i solchi di “Donna la prima donna” - cover del quasi omonimo “Donna the prima donna” dell’americano Dion - accrescendo anno dopo anno un bagaglio che oggi conta 300 titoli.
Fra le cose più recenti “Io come te” parla di pelle e razzismo, “Rubano le fate” di banchieri ed economia malata ma, nonostante la stringente attualità, rimangono canzoni ignorate dalle playlist dei grandi network. «Oggi o sei parte del loro gioco o sei fuori” mastica amaro Beppe. “La cosa che mi inquieta di più è sentir dire dai padroni dell’emittenza italiana che i Nomadi “non sono in target”; discorso che vale per noi come per Morandi e per tutti gli altri della nostra generazione. In Francia, da questo punto di vista, c’è più rispetto per la storia e per chi l’ha fatta; non scordiamoci, infatti, che siamo stati proprio noi a fare da apripista alla canzone d’autore». Un sassolino nella scarpa Carletti se lo toglie anche parlando dei colleghi. “Mi piacerebbe realizzare un album di duetti incentrato sul nostro repertorio più popolare e amato; d’altronde se la Nannini canta ogni sera in concerto Dio è morto, sarebbe bello che lo facesse pure assieme a noi. Ma, se sei fuori dal giro, in Italia c’è poco spazio per le collaborazioni. Noi siamo indipendenti e non andiamo bene a chi gestisce i dipendenti; sono loro i veri padroni del vapore. Certo, quando nel 2012 chiamai alla mobilitazione i cantanti di questa regione per il Concerto per l’Emilia, risposero in massa. Ma allora era facile”.
Stasera alle 21 al Teatro Creberg di Bergamo (via Pizzo della Presolana).