DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Lucia Mascino in "Smarrimento": "Quel cabaret esistenziale riguarda ognuno di noi"

Il monologo scritto da Lucia Calamaro sarà dall'11 al 20 febbraio al Franco Parenti

Lucia Mascino

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Milano - Un flusso di coscienza. A muoversi inquieto fra interrogativi esistenziali e le paturnie del quotidiano. Quasi un marchio di fabbrica della (bellissima) scrittura di Lucia Calamaro. Che qui firma e dirige "Smarrimento", un monologo cucito addosso a Lucia Mascino, la Kate Winslet italiana, dall’11 al 20 febbraio al Franco Parenti. Sul palco la bizzarra conferenza di una scrittrice in crisi. In balia di pensieri, personaggi, idee. Ma anche il racconto di una coppia come tante. Con le domande di tutti. O quasi.

Mascino, quando avete debuttato? "Un paio di anni fa, per poi subito fermarci. C’è quindi una sorta di sedimentazione ma è anche un lavoro del tutto nuovo, su cui siamo tornati a lavorare. D’altronde la scrittura di Lucia Calamaro funziona così: aggiunge, cambia, crea. In uno stato di costante freschezza".

Come lo descriverebbe? "Un cabaret esistenziale, che affronta in maniera frammentaria una lunga serie di argomenti. Ci sono tre caratteri in scena. Una scrittrice in crisi che si perde nelle citazioni colte e nei suoi personaggi, rappresenta la parte buffa, una presa in giro degli autori. E poi questa coppia, una moglie in carriera e il marito a casa coi figli. Lei si pone le grandi domande: per chi vivi, cosa ti spinge la mattina a lavarti? Mentre lui si lega al quotidiano, a come mettere a letto un bimbo di 8 anni. Alla fine è un flusso di pensiero sull’indomabilità del processo creativo e della vita, dove ti interroghi se sei interamente te stesso o se vivi al 10% di quello che potresti essere". Se lo domanda anche fuori dal palco? "Hai voglia. Sempre. Per altro è in parte il motivo stesso del progetto, il testo dice cose che mi abitano e che non riuscirei a dire altrimenti. E riguarda sia il sentirsi decentrati, sia la sensazione che potresti essere qualcosa di più largo, che poi è una delle spinte per muoversi verso l’arte, verso quel territorio che è prossimo ai nostri sogni notturni. Di base siamo strumenti che perdono l’accordatura". 

Cosa intende? "Sia nella vita che come attrice devi comunque sempre centrarti. E questa è una mia ricerca costante. Comunicare con te stessa per poi comunicare con gli altri. Trovare qualcosa che ti aderisce, che ti corrisponde, rende tutto più bello". 

Quando si è sentita più in accordo? "In tante occasioni. Certo nel film "Amori che non sanno stare al mondo" di Francesca Comencini o nella serie "Una mamma imperfetta" di Cotroneo. Ma anche negli spettacoli per il Franco Parenti. E non è una questione di genere o di stile. Sono incontri in cui senti che sei più libera, come una cena che funziona bene e rimani quasi stupita che non succeda più spesso". 

Ha un progetto nel cassetto? "Da una parte c’è il desiderio di collaborare con alcuni registi come Sorrentino o Valeria Golino. Dall’altra vorrei prima o poi lavorare sui 105 diari che scrisse mia nonna, fin da quando era ragazzina. Una donna profondamente pessimista che tuttavia era immersa nella vita e ti sorprendeva con la sua schiettezza. Ecco, lei avrebbe potuto domandare: tu per chi campi? Ma non so quando riuscirò ad affrontare la materia. Diciamo che mi sto mettendo a fuoco. Da molti anni".