Il Duomo di Milano, con la sua Madonnina e le sue guglie, simbolo della metropoli, appare immutabile da circa 7 secoli. Invece non è così. Le guglie, deteriorate e rese friabili dal freddo e negli ultimi decenni anche dall’inquinamento, vengono periodicamente sostituite. E, per farlo, si usa ancora lo stesso sito estrattivo del marmo, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, che è stato in concessione per secoli, e lo è ancora oggi, alla Veneranda Fabbrica del Duomo. Quando una guglia, dunque, mostra i segni del tempo, perdendo il segno delle sue linee scultoree, e rischia qualche potenziale cedimento, la Fabbrica si occupa di far estrarre il marmo necessario, di farlo scolpire e infine di procedere con la sostituzione.

Per restare 'in tinta' e con lo stesso livello di qualità nelle finiture anche il Museo del Novecento e la facciata della Rinascente, in piazza del Duomo a Milano, sono stati realizzati con lo stesso marmo rosa. Mentre tutto ciò che a Milano è di granito, arriva da altre cave, assai vicine a quella del marmo, sempre in quello che oggi è il Distretto dei Laghi del Piemonte.
Stesso marmo, cavato dalla medesima ‘vena’, dunque, e la riproduzione fedele dei pinnacoli ai disegni originari di una ‘fabbrica’ che è sempre stata in perenne attività (la facciata del Duomo di Milano venne completata nel 1805 per volontà di Napoleone). L’unica vera grande differenza nei secoli è stato il sistema di trasporto. Dal 1386, anno di inizio dei lavori del Duomo, alla metà del 1800, quando prese vita il sistema ferroviario (a Milano i primi binari sono del 1840), infatti, le grandi lastre di marmo arrivavano a Milano, dalle colline piemontesi, lungo le vie d’acqua.
Il marmo del Duomo? È tutto di Candoglia

Il Marmo Rosa di Candoglia è celebre perché è stato destinato fin dal 1386 alla costruzione del Duomo di Milano, anche se in realtà è servito per realizzare diversi altri edifici che fanno parte della storia dell'architettura italiana.
Il legame tra Milano e il piccolo paese del Piemonte è stato ed è ancora molto stretto. Nel 1387 Gian Galeazzo Visconti concesse il privilegio dell'uso esclusivo del marmo di Candoglia alla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano. Nel corso dei secoli sono state utilizzate diverse cave salendo sempre più sulla montagna. Oggi l'unica ancora attiva è la Cava madre a seicento metri sul livello del mare, aperta nel XVIII secolo. La concessione perpetua e gratuita alla Veneranda fabbrica di Milano venne rinnovata dal Re d’Italia nel 1935 ed ancora adesso la cava del Duomo di Milano gode di uno status speciale rispetto alle altre cave regolamentate dalla Regione Piemonte. In passato la Veneranda ha donato il prezioso marmo per la costruzione di altre chiese, come quelle di Pavia e di Rimini. Oggi però a Candoglia è rimasto poco marmo e viene utilizzato, previo monitoraggio continuo del sito, esclusivamente per la sostituzione delle guglie. Nel borgo piemontese. frazione di Mergozzo, sull’omonimo Lago, operano 1 geologo direttore di cava e 14 addetti, tra cui 6 cavatori, manutentori e 3 ornatisti che effettuano una prima lavorazione anche se il lavoro più importante viene svolto a Milano alla Veneranda fabbrica che ha circa 200 dipendenti. L’introito principale della Fabbrica del Duomo, oggi, è dato dal turismo.
La via d’acqua tra Candoglia e Milano

A ‘scendere’ verso Milano, le chiatte con fondo basso ci mettevano un paio di giorni, seguendo la corrente. Marmo (e granito) venivano caricati sulle imbarcazioni nel fiume Toce, ai piedi delle cave; le grandi barche attraversavano il Lago Maggiore, quindi si incanalavano nel Ticino e da lì raggiungevano il cuore di Milano tramite il Naviglio Grande (o si dirigevano verso l’Adriatico tramite il Po). Per risalire contro corrente, invece, seppur a carico vuoto, occorreva una decina di giorni: erano i cavalli a ‘tirare’ le imbarcazioni dalla riva.
Auffa Auffa, come è nato lo scrocco
Oggi il modo di dire gergale ‘auffa auffa’, che nel significato popolare significa a scrocco, senza pagare, pare essere legato proprio al trasporto esentasse legato alla creazione del Duomo di Milano (così come di quello di Firenze o di San Pietro a Roma). Auf sta infatti per Ad Usum Fabrice, ad indicare che il trasporto era ad uso della fabbrica (del Duomo) e dunque non pagava i ‘dazi’. Si ritiene oggi che ‘Auffa’ derivi proprio dalla sigla Auf, ripetuta dai navigatori in vista della dogana.
Mumag, Museo del Marmo e del Granito

La Veneranda fabbrica di Milano, è giusto dirlo, ha dato lavoro alla popolazione piemontese della zona dei Laghi. E a Candoglia creò un asilo per la gente del posto, oggi divenuto sede del Mumag, il Museo del Marmo e granito, un piccolo gioiello che racchiude queste storie e che la Fabbrica stessa, il sabato mattina, apre per visite guidate legate alla storia della costruzione del Duomo di Milano, portando poi i turisti a visitare la cava dove, per effetto dell’orogenesi, nel corso di milioni di anni, si sono formate delle ‘vene’ verticali di marmo, alte 20-25 metri e lunghe qualche chilometro. Se per secoli si è lavorato di picconi, l’arrivo dell’elettricità ha permesso di tagliare il marmo con un filo ‘sintetico’ diamantato che ha ridotto gli sprechi e velocizzato la procedura. Proprio per questo, sul luogo venne costruita una diga con le turbine per produrre l’energia. La meno prestigiosa cava di Ornavasso è invece usata oggi sia per le visite guidate che per la realizzazione di eventi. Nel Mumag è esposta una guglia ormai consunta del Duomo di Milano, con la raffigurazione dei progetti della Veneranda Fabbrica e la ricostruzione della via d’acqua attraverso Piemonte e Lombardia.
Marmo di Candoglia dove si trova a Milano

Nell’Arco della Pace a Milano, voluto da Napoleone, venne utilizzato il marmo di Crevoladossola per le otto colonne e quello di Candoglla nei bassorilievi. L'architetto milanese Piero Portaluppi usò i marmi di Candoglla e Ornavasso per le commesse pubbliche e private ricevute: tra le altre, l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni in piazza Diaz, l’Arengario di Piazza Duomo (oggi Museo del Novecento). Gli stessi marmi ricoprono il Palazzo del Comune di Milano, la Rinascente, il monumento a Sandro Pertini inaugurato nel 1990. Il Granito della zona dei Laghi, invece, è presente un po’ ovunque in città: quello piemontese era l’unico ammesso laddove serviva.
Candoglia e Mumag sono a Mergozzo: dove si trova
Immersa nella suggestiva bassa Val d'Ossola, sulla sponda occidentale del fiume Toce, si trova Candoglia, una piccola ma significativa frazione del comune di Mergozzo. Questo borgo è celebre per le sue cave di marmo, un tesoro geologico che ha fornito il pregiato materiale per uno dei monumenti più iconici d'Italia: il Duomo di Milano. Il Mumag - Museo del Marmo e del Granito di Mergozzo è situato in Via Pallanza 8, alla frazione Albo.
Mergozzo si trova sull’omonimo Lago, collegato da un canale al Lago Maggiore, nella provincia Verbano-Ossola e fa parte del Distretto Turistico dei Laghi, in Piemonte.
Come raggiungere il Mumag:
In Auto: Se arrivate da Milano, imboccate l'autostrada A8 (Milano-Laghi) in direzione Varese, proseguite sulla A26 verso Gravellona Toce e prendete l'uscita per Mergozzo/Verbania. Da Torino, invece, prendete l'A4 in direzione Milano, poi la A26 verso Gravellona Toce e, anche qui, uscite a Mergozzo/Verbania. In entrambi i casi, seguite poi le indicazioni per il centro di Mergozzo. In Treno: La stazione ferroviaria più comoda è Verbania-Pallanza. Da lì, potrete facilmente raggiungere Mergozzo con un autobus o un taxi. In Autobus: Diverse linee di autobus collegano Mergozzo con le principali località circostanti, rendendo il museo accessibile anche a chi preferisce i mezzi pubblici.