
Giacomo Poretti
Milano, 9 giugno 2020 - Metti tre amici, non al bar ma su un’Ape verde, uno scrittore, Luca Doninelli, un museologo, Gabriele Allevi, e un comico, Giacomo Poretti. Aggiungi la passione, nell’ordine, per il teatro, per Milano, per l’Inter (qui però la cosa si fa assoluta). Mescola tutto ed ecco "Mototeatro Oscar, il piccolissimo teatro di Milano" itinerante, che dal 25 giugno porta la stagione teatrale fuori dagli spazi di via Lattanzio, nei cortili del Museo Diocesano, in Triennale (3 date dal 30 giugno) e nei cortili delle case popolari, da via Porpora a Calvairate.
Doninelli, invece del camion-palco della Ruth Shammah, direttrice del Teatro Parenti, vi accontentate dell’Ape.. "Costava troppo, cosi invece non abbiamo chiesto soldi a nessuno, l’Ape è pure usata. E ci sono molti attori che non stanno lavorando e vengono volentieri a fare qualcosa con noi. Un segnale di ripartenza, noi crediamo nel teatro come forma di promozione umana a tutti i livelli. La metterei come materia a scuola. Con il teatro tiriamo fuori quello che siamo, apriamo una finestra che teniamo chiusa".
Un trio singolare il vostro, come vi siete formati? "Rispetto all’altro di Aldo, Giovanni e Giacomo facciamo meno ridere però..."
Però cosa? "Siamo amicissimi. Tra l’altro lo siamo diventati, soprattuto con Giacomo, in modo imprevisto, mentre tentavo di carpirgli un autografo per mio figlio! Eravano alla galleria di arte moderna dei Musei vaticani e stavo guardando Sutherland quando gli ho portato il blocchetto e lui mi fa: “Doninelli, guarda che hai un Francis Bacon alle spalle!“. E io: “Ma come mi conosce? Certo che ti conosco“. Giacomo è una persona intelligente, ha il modo dei veri attori e uomini di spettacolo di tirarsela senza tirarsela. Ed è così che portiamo nomi importanti sul cassone dell’Ape, da Arianna Scommegna a Gaia Nanni, da Alessandro Renda, del Teatro delle Albe, a Corrado D’Elia, e Roberto Trifirò. Poi c’è Giacomino che racconta la storia di uno scultore folle, Oreste Fernando Nannetti, ospite di un manicomio, una versione tragico-comica. Dimenticavo Carlo Decio che lavora dai Colla e per noi farà l’Odissea".
Ma non ci si sta sull’Ape... "Sono tutti “one men show”, ci stiamo. L’idea è stata di un giovane scenografo del Piccolo, Andrea Colombo. L’Ape è lo strumento di lavoro per eccellenza: si portano i calcinacci, i barattoli con le vernici, è bello arrivare con questo mezzo".
Il messaggio di Mototeatro Oscar? "Il teatro è quella forma d’arte in cui ci si espone al pubblico. Non è vero che andrà tutto bene, potremo farcela se ci mettiamo coraggiosamente in gioco, dicendo quello che pensiamo e ascoltando gli altri. Per me è questa la sfida".