MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Sparisce Wow Spazio Fumetto: “Domenica chiudiamo l’attività. Ostacolati da troppa burocrazia”

Milano, il contratto d’affitto peri locali di viale Campania è scaduto il 31 marzo, con un debito da saldare. Il Comune: “Possibilità di restare pagando l’indennità di occupazione”. Ma i gestori non tornano indietro

La foto dell’Uomo Ragno rimasto senza casa è tra le immagini utilizzate in questi mesi a sostegno del polo museale

La foto dell’Uomo Ragno rimasto senza casa è tra le immagini utilizzate in questi mesi a sostegno del polo museale

Milano – La giornata, ieri, è iniziata con un “sob“, che sulle vignette illustrate indica il rumore del singhiozzo o del pianto. Tristezza perché “domenica 15 giugno Wow Spazio Fumetto termina la sua attività”, questo l’annuncio del polo di viale Campania 12 gestito da 14 anni dalla Fondazione Franco Fossati. In serata, colpo di scena. “Gulp“ per la sorpresa generata da una lettera firmata dal direttore Area biblioteche del Comune di Milano Stefano Parise, che però per i gestori è “tardiva”: “Fino alla gara di aggiudicazione della nuova concessione, è consentito rimanere dietro pagamento di una indennità di occupazione”.

Niente trasloco, quindi? “Di certo, domenica, il museo cesserà l’attività”, dicono da viale Campania. La situazione è questa: il contratto d’affitto è scaduto lo scorso 31 marzo. Il museo – che ha un debito con il Comune di circa 180mila euro per morosità – ha ricevuto nei giorni scorsi una lettera, relativa al rilascio dello spazio. “Il Comune di Milano, con il quale, grazie all’impegno dell’Avvocatura, abbiamo concordato l’estinzione del debito, che impediva di fatto alla fondazione di partecipare al nuovo bando di assegnazione, ha comunicato che lo stabile va comunque lasciato completamente libero entro il 15 giugno con conseguente cessazione di ogni attività”, spiega la fondazione in una nota. Tutto questo, dopo che “nelle settimane scorse si era intravisto uno spiraglio”, valutando la possibilità di garantire il ripianamento del debito non con una fideiussione (che il museo non poteva sostenere) ma con una parte delle collezioni.

Ieri, l’annuncio della chiusura ha sollevato un polverone. Poi, è arrivata l’altra lettera del Comune. “Il Comune di Milano – si legge nel documento firmato dal direttore Area biblioteche – intende procedere senza indugio alla pubblicazione del bando di gara per l’individuazione del nuovo concessionario. Nelle more dell’espletamento della gara e fino alla data di aggiudicazione della nuova concessione, è consentito a codesta impresa di rimanere negli spazi citati dietro pagamento di una indennità di occupazione, pari all’ultimo canone annuo dovuto”. Significa “indennità di occupazione annua pari a euro 36.792,61, oltre Iva 22%”. E nel caso la fondazione “non dovesse risultare aggiudicataria della prossima concessione d’uso dell’immobile, dovrà rilasciarlo entro e non oltre 15 giorni dalla data di aggiudicazione”.

“Questa lettera – la posizione del museo – è arrivata alle 18.30 dopo che durante la giornata si è scatenato il malcontento sui social, per l’annuncio dell’imminente chiusura di “Wow“. Sarebbe dovuta arrivare prima che ci venisse intimato di lasciare liberi gli spazi entro il 15 giugno. La proposta andrà vagliata ma il museo domenica cesserà l’attività”. E domenica, dalle 15 alle 20, ci sarà una festa aperta a tutti. Un addio? Un arrivederci? Luigi Bona, presidente della Fondazione Franco Fossati, esprime “soddisfazione per aver portato a termine la pratica per l’estinzione del debito, in collaborazione con l’Avvocatura del Comune, che ringraziamo di cuore, ma siamo anche completamente scoraggiati dalla burocrazia”.

Il prossimo passo sarà partecipare al bando “che si annuncia decisamente complicato, viste le condizioni dello stabile che si è recentemente allagato”. Finora, tanti si sono battuti perché “Wow“ restasse, da fumettisti sbizzarritisi con vignette a tema a semplici cittadini. “Ringraziamo tutti coloro che hanno avuto belle parole per noi, che ci hanno aiutato con donazioni e sottoscrivendo una petizione che conta 12mila firme.

Alessandro De Chirico, consigliere comunale di FI, si chiede “com’è possibile che il debito sia lievitato negli anni senza che il Comune si preoccupasse di chiedere perché, di proporre rateizzazioni o altro, prima di arrivare alla scadenza del contratto. E poi perché in certe situazioni (penso ad esempio ai lotti della Fabbrica del Vapore che erano stati occupati illecitamente) si pensa a bandi ad hoc, lasciando all’interno gli occupanti, mentre in altri casi no?”.