Voilà la prima scuola Carla Fracci d’Italia

L’intitolazione della primaria di Baggio, che muove i primi passi portando la danza anche alle elementari con 60 alunni pionieri

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di Simona Ballatore

Debutta a Milano la prima “Scuola Carla Fracci“ d’Italia, che muove i primi passi verso un sogno ambizioso: un istituto comprensivo coreutico, con la danza per tutti, sin dalle elementari. Sarà un’impresa da rond de jambe fouetté (32 giri su una sola gamba)? Nel nome dell’étoile - e con la sua tenacia - il comprensivo Primo Levi ci crede, comincia a preparare le basi e a danzare con i liceali del Tito Livio. Ieri l’intitolazione della primaria di via Anselmo da Baggio, che cambia il nome da “Carlo Zima e Anita Garibaldi“ a “Carla Fracci“, senza scordare la Resistenza. "Questo nome ci accoglierà tutti i giorni, sarà un invito ad affrontare le sfide di tutti i giorni", sorride la preside Chiara Bonetti, mentre il coro della scuola apre le danze. Poi la seconda sorpresa. Si svela la 36esima ceramica, realizzata dall’artista Elisabetta Trussoni e dedicata alla regina della danza, circondata dalle parole-chiave scelte dagli alunni del comprensivo: sorrisi, movimento, equilibri, eleganza, armonia, pace. "Un bimbo durante le prove mi ha detto: “Secondo me domani verrà anche lei“. Come dargli torto? Oggi ci sembra di vedere Carla Fracci qui, fra noi", sottolinea emozionata la dirigente scolastica. Che aveva dato il la al progetto quando la “diva“ era ancora in vita, sperava di inaugurare la scuola con lei, madrina dell’iniziativa. C’erano le ballerine del Tito Livio a ricordarla, nei movimenti, nel tutù candido, nella pettinatura, nei passi de “L’entrata delle Villi“ di Giselle. Nulla è stato lasciato al caso. La scuola Carla Fracci è già al lavoro: una sessantina di alunni di terza, quarta e quinta elementare (le domande di iscrizione erano molte di più) ha cominciato un percorso di gioco-danza con dieci liceali del coreutico Tito Livio e due professoresse. Dieci incontri che li porteranno ad allestire la prima coreografia, per chiudere in bellezza questo anno scolastico e aprire il prossimo sotto una buona stella, mentre i ragazzi delle superiori affinano un’esperienza di alternanza scuola-lavoro sul campo.

Da settembre si esporterà il progetto anche alle medie. Nella speranza di trasformare in realtà quel rond de jambe fouetté con un comprensivo il cui piano dell’offerta formativa sia curarvato in senso artistico espressivo sin dalla scuola secondaria di primo grado; una “verticalizzazione“ che parta dalle elementari, con una sensibilizzazione alla musica e alla danza, per abbracciare il liceo.

"C’è un accordo di rete con il coreutico Tito Livio, abbiamo già preso contatti con l’università, con la facoltà di Pedagogia della Bicocca e con la Fondazione Pizzigoni, per dare fondamento scientifico a questa esperienza. E il progetto di legge c’è già – spiega la preside –. L’anno prossimo sarà un anno di sensibilizzazione: vogliamo formarci, studiare, fare di noi un laboratorio di indagine su un ambito di formazione che potrebbe attraversare in maniera positiva le vite di tutti, non solo degli alunni, ma anche dei docenti, del personale della scuola, del quartiere. Perché il bello cambia la vita". E, citando Carla Fracci, "la danza è poesia, perché il suo fine ultimo è esprimere sentimenti, anche attraverso una rigida tecnica".

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