Video in carcere, nuovi guai per il rapper Baby Gang

Indagato per aver violato il divieto di usare lo smartphone. Tradito da Instagram: "Riprese in cella, sono il primo artista a farlo"

Il rapper Baby Gang

Il rapper Baby Gang

Sigaretta in mano, sguardo spavaldo e tatuaggi in mostra, a torso nudo. Sullo sfondo la branda, i muri scrostati e i pochi arredi della cella del carcere di San Vittore. "Un mio carissimo compagno di cella mi disse che in ogni problema ci sono 2800 soluzioni e il mio unico problema in questa cella era continuare la mia musica", scriveva su Instagram il rapper Baby Gang, nome d’arte del ventenne Zaccaria Mouhib. Esternazioni a corredo della foto scattata in carcere con lo smartphone assieme a un video che, ora, è costato un nuovo guaio giudiziario al cantante.

La Procura di Milano ha aperto un fascicolo di indagine per "accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti". È vietato, infatti, introdurre in carcere e utilizzare telefoni cellulari. È stato lo stesso giovane sul suo profilo Instagram a scrivere di aver "girato una parte" di un suo nuovo video musicale nella casa di reclusione milanese, sostenendo che così il suo "prossimo singolo rimarrà nella storia del rap, visto che sono il primo artista “detenuto“ ad aver girato un video in un carcere". Da qui la comunicazione della notizia di reato da San Vittore alla Procura e l’apertura di un fascicolo da parte del pm Giovanni Polizzi. Baby Gang a fine gennaio era stato arrestato in un’inchiesta su una serie di rapine, ma poi scarcerato una ventina di giorni dopo per "profili di lacunosità e debolezza" delle indagini, dopo il ricorso al Riesame da parte del suo legale, l’avvocato Niccolò Vecchioni. La difesa, infatti, davanti ai giudici aveva contestato il provvedimento basato su una "analisi probatoria lacunosa", tra cui "errori" nel riconoscimento fotografico da parte delle presunte vittime. In relazione alla nuova indagine il legale di Baby Gang non ha ricevuto al momento alcuna comunicazione. "Sono aspetti che anche noi vogliamo chiarire", spiega l’avvocato Vecchioni.

Ai domiciliari erano finiti anche altri due rapper, tra cui Neima Ezza, e le misure sono state attenuate nei giorni scorsi. L’altroieri sono stati revocati i domiciliari per Samy Dhahri, 19 anni e in arte Samy Free. Il giudice ha infatti sostituito la misura con l’obbligo di firma alla polizia giudiziaria per l’attenuazione delle esigenze cautelari. A fine febbraio sempre il gip Milani aveva revocato i domiciliari anche per Neima Ezza, nome d’arte del ventenne Amine Ez Zaaraoui, sostituendoli con l’obbligo di dimora a Milano e di permanenza nella sua abitazione dalle ore 20 alle 7. E dandogli la possibilità di chiedere l’autorizzazione per fare concerti fuori dagli orari fissati. Anche Samy Free già nell’interrogatorio di garanzia aveva detto di "non c’entrare nulla" con i due colpi che gli sono stati attribuiti, entrambi del 22 maggio scorso tra Porta Ticinese e le Colonne di San Lorenzo. La difesa ha prodotto documentazione per dimostrare che era da un’altra parte in quelle ore.

 

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