Vaprio, caccia ai ladri a colpi di pistola

Furto in azienda: insegue un furgone e spara per bloccarlo

Carabinieri a Vaprio d'Adda

Carabinieri a Vaprio d'Adda

Vaprio d'Adda (Milano), 8 luglio 2019 - Assiste da casa al furto nella sua ditta, in diretta sul telefonino, afferra il revolver ed esce a dare la caccia ai ladri. Li incrocia in una stradina al confine con la zona industriale e spara al furgoncino del commando. Un colpo, poi un altro da un’arma di grosso calibro. I tre che hanno appena rubato nel capannone dell’azienda di impianti di refrigerazione a Vaprio d’Adda, nel Milanese, scendono e scappano. Alla fine del Far West non c’è nessun ferito, solo la posizione dell’imprenditore-pistolero al vaglio degli inquirenti.

È successo sabato sera attorno alle 19.30. Poco prima, il titolare - la cittadina di 10mila anime è la stessa di Francesco Sicignano, il pensionato che nel 2015 fece fuoco e uccise il malvivente entrato in casa sua per derubarlo - aveva assistito al colpo in remoto. Sullo schermo del suo smartphone scorreva la sequenza rimandata dalle telecamere interne e lui non ci ha pensato due volte. È saltato in macchina con la pistola concessa da un porto d’armi sportivo, deciso a fermarli. Forse a punirli. L’indagine chiarirà i confini dell’episodio. Riconosce nel camioncino che corre lungo un sentiero sterrato vicino alla fabbrica il mezzo del video e apre il fuoco frontalmente, senza andare a segno. Pochi istanti, drammatici, finiti con la fuga dei presunti malviventi e uno strascico di conseguenze da mettere a fuoco. «La giustizia fai da te non deve neppure essere presa in considerazione, salvo la legittima difesa, naturalmente. Ma non mi sembra questo il caso – commenta il sindaco Luigi Fumagalli –. Solo le forze dell’ordine sono deputate al controllo del territorio e a perseguire delinquenti. La reazione di ciascuno di noi di fronte a un fatto imprevisto e grave deve essere guidata dalla razionalità, eventualmente commisurata al torto subito, ma mai andare oltre la legge».

Un episodio che fa tornare alla memoria il caso Sicignano. E il timore di un’altra crisi mediatica dopo i tragici fatti di quattro anni fa. La notte del 20 ottobre 2015, l’ex artigiano fece fuoco centrando Gjergi Gjoni. Prosciolto nel 2017 per aver agito secondo le regole della legittima difesa dall’accusa di omicidio volontario, su richiesta della stessa Procura di Milano che aveva indagato. La ricostruzione del delitto confermò che il sessantacinquenne sparò in cucina e non sulle scale, quando il ragazzo era già in fuga con i due complici, come hanno sempre sostenuto i familiari della vittima. La Regione si è appena accollata le spese legali del pensionato, 22mila euro rimborsati qualche giorno fa.

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