AntiCovid, indagine choc: uno su due non si vaccinerà

La ricerca della Cattolica condotta su un campione di mille italiani. Il 41% è poco propenso a sottoporsi alla prevenzione se e quando sarà possibile

Vaccino antinfluenzale: anche questo rientra nelle strategie anti-seconda ondata

Vaccino antinfluenzale: anche questo rientra nelle strategie anti-seconda ondata

Milano, 21 giugno 2020 - La Lombardia è ancora in coda pandemica (ieri sono stati registrati 165 positivi, di cui 87 deboli e 102 scoperti attraverso un test sierologico, e ci sono stati altri 23 morti, per un totale di 16.557), le polemiche sulla richiesta di tamponi e test degli anticorpi sono tutt’altro che spente, eppure il vaccino contro il coronavirus, che ancora non esiste e che tutto il mondo aspetta in quanto la gran parte degli esperti lo ritiene la vera arma letale contro la pandemia, ha già i suoi oppositori a prescindere.

o rivela una ricerca dell’università Cattolica, condotta a maggio dall’EngageMinds Hub dell’ateneo su un campione di mille persone rappresentativo della popolazione italiana. Dalle interviste on line emerge che quasi una persona su 2 (il 41%) è poco propensa a vaccinarsi. In particolare, l’8% ritiene "per niente probabile" sottoporsi alla vaccinazione di massa quando sarà possibile, il 7% "poco probabile" e il 26% probabile "né poco né molto"; solo il 25%, un quarto del campione, spunta la casella "molto probabile". Questa spaccatura si manifesta senza grandi differenze tra zone d’Italia più o meno colpite dal virus: 40 per cento di dubbiosi nel Nord-Ovest massacrato dall’epidemia, 42% addirittura nel Nord-Est, 43% nel Centro mentre Sud e Isole, risparmiati dalla strage, sono allineati alle zone più colpite col 40%. Ci sono differenze invece tra le fasce d’età: i più giovani (col 34% di meno propensi alla vaccinazione), oltre naturalmente ai più anziani (col 29%), sembrano i meno esitanti nei confronti del vaccino, mentre gli scettici, nella fascia tra i 35 e i 59 anni, arrivano addirittura al 48% (la media è del 41%).

Secondo i ricercatori, a incidere su questi atteggiamenti è però soprattutto la psicologia: tra i fatalisti, che ritengono che il rischio di contagiarsi sia fuori dal proprio controllo, la percentuale di vaccinoscettici arriva addirittura al 57%; al contrario gli "impegnati", che si sentono personalmente responsabili della prevenzione, sono più propensi. "Questi dati sono un campanello d’allarme - avverte Guendalina Graffigna, ordinario di Psicologia e direttore del centro di ricerca della Cattolica –: segnalano la necessità di iniziare sin da subito con una campagna di educazione e sensibilizzazione per aiutare a comprendere l’importanza di vaccinarsi contro la Covid-19".

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