
"Under 30 in Carcere: la Difficile Realtà di Milano"
Il numero dei reclusi sotto i 30 anni è in costante e rapida ascesa, ma il carcere li ignora. Sul palco della conferenza “Ragazzi detenuti: problemi e progetti“ la testimonianza Stefania Mazzei, madre di Giacomo morto a 21 anni a San Vittore per avere inalato gas butano in quantità letale: "Ci sono giovani che arrivano in carcere perché si ‘’perdono“ e hanno bisogno di un percorso più rieducativo e quelli che, come Giacomo, ci arrivano con una patologia psichiatrica. Per il nostro vissuto, le famiglie non esistono".
Il direttore di San Vittore Giacinto Siciliano, conferma l’emergenza. "Quasi la metà dei nostri 840 detenuti ha sotto i 30 anni. Difficile proporre dei modelli". Siciliano sta portando avanti da febbraio il progetto “Reparto La Chiamata“ in collaborazione con lo psichiatra Juri Aparo impegnato da anni anche coi piu’ giovani. Sono coinvolti anche gli agenti della polizia penitenziaria. Michela Morello, comandante di San Vittore: "Molti ragazzi sono giovanissimi ed entrano in carcere subito dopo il loro arrivo in Italia. È necessaria la capacità di ascolto e di contemperare le nostre esigenze educative col portato delle esigenze dei ragazzi". Suor Anna Donelli, che da molti anni lavora a stretto contatto coi giovani detenuti, sottolinea che "hanno bisogno di benevolenza e fiducia ma anche di fermezza". Il pm Francesco Cajani sottolinea quanto sia importante anche il ruolo dei magistrati. "A furia di assolvere la mia funzione costituzionale però mi sono stufato di mandare la gente in carcere. Quest’anno ho passato 5 mercoledì a Opera a leggere “Delitto e castigo“ assieme a giovani studenti in Legge, familiari delle vittime della criminalità organizzata ed “ex criminali“".