Una rivoluzione, ma servono risorse Fabio Roia: "Organici da rimpolpare"

Per il presidente facente funzioni del Tribunale aumenterà il lavoro delle toghe e degli amministrativi

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"Non è una mini riforma, è una riforma di sostanza e rivoluzionaria, ma che presuppone risorse adeguate a partire dal numero di operatori della giustizia, dai magistrati al personale amministrativo a quello degli uffici dell’esecuzione penale esterna". Fabio Roia, presidente facente funzioni del Tribunale, pur condividendo l’impianto della legge che porta il nome dell’ex ministro Marta Cartabia e che è in vigore dal primo gennaio, mette in luce le difficoltà con cui il sistema si trova a dover fare i conti a causa della carenza di organico, tra cui 1800 toghe in meno in tutta Italia. Scopertura che aumenterà con i prossimi pensionamenti.

"La riforma punta ad alleggerire il sistema penale innanzitutto introducendo una nuova regola di giudizio in base alla quale l’azione penale può essere esercitata solo se c’è una previsione di condanna", spiega Roia, sottolineando che per alcuni tipi di reati, come la resistenza a pubblico ufficiale, le assoluzioni viaggiano tra il 30 e il 40 per cento e quindi non dovrebbe più esserci la richiesta di processo. "La nuova regola - aggiunge il giudice - non solo comporta che il pm debba fare attività istruttoria più approfondita, ma richiede ai giudici di filtrare le richieste di giudizio, di archiviazione e anche di citazione diretta".

In più è prevista un’udienza predibattimentale. "Insomma - prosegue Roia - è un impianto che vuole razionalizzare l’esercizio dell’azione penale per evitare che persone assumano la qualità di imputato per lungo tempo". In quest’ottica la sezione di gipgup "diventa centrale, in quanto si ipotizzano più provvedimenti di non luogo a procedere, di archiviazione e giudizi in abbreviato", nei quali "si ha il diritto ad uno sconto di un sesto della pena se non si impugna la sentenza". Inoltre, il controllo dei gip "è ampliato anche alle iscrizioni dei pm". Quindi, sarà necessario "monitorare i primi sviluppi per poi spostare le risorse all’ufficio gipgup". A Milano, precisa il presidente Roia, "abbiamo costituito un tavolo di lavoro con la Procura, l’Ordine degli Avvocati e la Camera penale per valutare l’applicazione della riforma".

Tuttavia, la carenza di personale, per esempio all’interno degli Uepe (Uffici per l’esecuzione penale esterna al carcere), si scontra con il tema, "introdotto sempre in un’ottica deflattiva", delle misure alternative alla detenzione. Norme che "rendono difficoltoso il lavoro del giudice - va avanti Roia - perché prevedono lunghi rinvii in attesa dell’elaborazione di programmi di messa alla prova o di lavori di pubblica utilità", con l’effetto "di allungare di parecchio i tempi di definizione dei procedimenti".

Quanto al problema della “caccia“ alle querele per poter procedere all’arresto dopo reati con pene al di sotto dei due anni, è la conferma che "ci vogliono più risorse". Fra l’altro alcuni reati, specialmente il sequestro di persona e la violenza privata, per Roia "sarebbero dovuti rimanere procedibili d’ufficio".

M.Cons.

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