Un salto e oplà: oltre il tornello e il vivere civile

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Piero

Lotito

Sarà per la medaglia d’oro di Tokyo, sarà per la necessità di fare comunque un po’ di moto, a Milano in metropolitana crescono gli emuli di Gianmarco Tamberi, il campione di salto in alto. Non c’è stazione nella quale non si veda qualcuno - giovani e meno giovani - poggiare le mani sui tornelli e, oplà, spiccare un salto a evitare la barriera. Sia in entrata per scendere a prendere un treno, sia in uscita per svignarsela all’aria aperta senza aver pagato il biglietto. I saltatori sono così sicuri di non incorrere in alcun tipo di sanzione da esibirsi nel loro numero anche in presenza di numerosi altri passeggeri: chi esterrefatto per la violazione delle regole (qualche ingenuo è ancora in circolazione), chi indifferente o rassegnato, chi, indeciso se indignarsi o lasciar perdere, si limita ad alzare la mano come a dire: "Ma guarda quello!". Questo è niente. I furbetti (chiamiamoli come vogliamo, anche "portoghesi" o semplicemente farabutti) fanno il salto della quaglia infischiandosene perfino degli addetti Mm alla sorveglianza, quasi sempre chiusi e abbottonati nei loro gabbiotti a evitare sia gli spifferi d’aria sia eventuali grane. È il "vivi e lascia vivere", insomma: Milano, la città un tempo presa ad esempio per la stretta osservanza delle regole che molti volevano di ascendenza austro-ungarica, si sta adeguando all’andazzo dei tempi, scoprendosi incapace di far osservare i più elementari precetti di civiltà: che i parchi e i marciapiedi non siano una distesa di deiezioni canine, che gli stessi marciapiedi non si affollino di bici, motocicli e monopattini, che gli scivoli destinati al passaggio delle carrozzine non siano ridotti a parcheggi comodi comodi. Ma è quel "salto della quaglia" in metropolitana a impressionare più di ogni altra forma di maleducazione, perché offesa eclatante per la gran parte dei cittadini onesti lì presenti e viaggianti. L’Atm è ovviamente consapevole di questo comportamento, e deve aver deciso di ricorrere all’ironia, visto che da un po’ di tempo ospita nelle sue carrozze spiritosi manifesti pubblicitari d’una azienda di hamburger che suona più o meno così: "I tornelli e i pasti sono due cose da non saltare mai". Siamo tutti d’accordo e sorridenti, ma che cosa penseranno di fronte a tanta elegante indulgenza gli irriducibili del salto in alto?

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