Un linguaggio più inclusivo sulla disabilità

Ruben

Razzante*

La comunicazione come strumento per ridurre le distanze sociali e combattere le disuguaglianze che si creano nella quotidianità. Il linguaggio come fattore inclusivo per raccontare con maturità ed empatia i temi della disabilità. Nasce con questo spirito la guida “Le parole giuste – Media e persone con disabilità”, realizzata da Intesa Sanpaolo e verificata nei contenuti dall’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dall’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità e da Anffas – Associazione nazionale di famiglie di persone con disabilità intellettiva eo relazionale. La narrazione della disabilità da parte delle strutture di comunicazione, del mondo dell’informazione e anche di alcuni attori istituzionali oscilla tra il buonismo e l’insensibilità, quando invece dovrebbe ispirarsi alla cultura dell’inclusione, riconoscendo e valorizzando l’unicità di ogni persona. Nel glossario, scaricabile gratuitamente dal sito della banca e accessibile ai software per ciechi e ipovedenti, si trovano indicazioni pratiche su come approcciare dal punto di vista lessicale i temi della disabilità, evitando di ferire la sensibilità delle persone coinvolte. Alla superficialità che caratterizza molte comunicazioni sulla disabilità, soprattutto quelle sui social, la guida contrappone una comunicazione attenta ai diritti delle persone disabili. Ad esempio, si suggerisce di evitare espressioni come "costretto su una sedia a rotelle", che sottintendono una sofferenza, e di usarne altre come "persona che usa la sedia a rotelle", visto che la sedia a rotelle è un facilitatore. E, ancora, si raccomanda di non usare il termine "fragile", che ha una connotazione molto più ampia, per identificare un disabile, perché non tutte le persone con disabilità sono fragili o desiderano essere considerate tali.* Docente di Diritto dell’informazione

alla Cattolica di Milano