Un anno in bilico tra ripresa e vecchie crisi

Achille

Colombo Clerici*

Duemilaventidue, per l’economia un anno ancora in rosa – prevista una crescita del 4,3% del Pil con più 5% nei consumi e più 6,3% negli investimenti – nonostante le imprese siano chiamate ad affrontare sfide particolarmente significative: a cominciare dalla pandemia per seguire con inflazione, Pnrr, tensioni internazionali, politica interna. È quanto si deduce dal decimo Rapporto Ispi per le imprese dal titolo double face “Il mondo nel 2022: ritorno al futuro?” che comprende rischi (ritorno al passato) e opportunità (slancio nel futuro). Anzitutto la cornice nella quale si inserisce l’economia del Paese che nel 2021 ha fatto meglio di Francia, Germania, Spagna meritandosi dall’Economist il riconoscimento di leader europeo. Ma ci sono variabili nel mondo da tenere sotto osservazione: Russia, con la questione Ucraina e Cina con Taiwan, l’Iran con il nucleare. Ebbene, nonostante si respiri un clima da guerra fredda, non si arriverà a quella calda. Per restare a casa nostra, abbiamo davanti molti fattori frenanti la ripresa. Tra questi, il rincaro e la volatilità dei prezzi. Ma la vera emergenza è l’energia, con il prezzo in crescita del 50% e il gas metano che registra il rincaro più impressionante. Le imprese, soprattutto quelle energivore, rischiano la chiusura anche se le previsioni parlano di un assestamento del prezzo a livello di 200 euro Mgwora rispetto ai 550 di oggi. Servono interventi urgenti e misure straordinarie quali la riapertura dei pozzi di metano. Positive le iniziative del governo a favore della digitalizzazione della pubblica amministrazione, ma la nomenclatura 4.0 è pervasiva in tutto il piano di resilienza. Questo vuol dire che la governance diventa un fattore determinante per lo sviluppo. In conclusione. Il 2022 si configura dunque come un anno in bilico tra ripresa e rischi rappresentati da nuove e vecchie aree di crisi. La crescente digitalizzazione offrirà sempre maggiori occasioni per una crescita economica all’insegna di innovazione e produttività. Inoltre, la transizione energetica potrebbe essere rallentata da un ritorno alle fonti fossili, mentre il mondo torna a prendere in considerazione l’energia nucleare come un’alternativa plausibile, anche se discussa. *Presidente Assoedilizia

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