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Milano, uccise il marito con otto coltellate: l’accusa è omicidio premeditato

A processo a Lucia Finetti, la 51enne che colpì a morte Roberto Iannello. Per il giudice fu una lite provocata

Omicidio premeditato è l’accusa da cui dovrà difendersi. È stata rinviata a giudizio davanti alla Corte d’assise Lucia Finetti, la 51enne che il 12 giugno dell’anno scorso uccise con otto coltellate il marito Roberto Iannello, 55 anni, dopo una lite in auto nel quartiere Baggio. Il gup Fabrizio Filice ha accolto ieri la richiesta del pm Francesca Gentilini, titolare dell’inchiesta condotta dai carabinieri. "Non ricordo nulla, ero sotto choc. Non ho fatto nulla, ma se l’ho fatto è stato per legittima difesa, perché lui era furioso per questioni di soldi", aveva provato a difendersi la donna, casalinga che dava anche lezioni on line di cartomanzia, durante l’interrogatorio davanti al giudice dopo l’arresto. La difesa ha puntato anche in udienza preliminare a far cadere l’aggravante della premeditazione e sulla riqualificazione del fatto come eccesso colposo di legittima difesa. Ma il giudice ha deciso di mandare a processo la donna (presente ieri in aula e ancora in carcere) per omicidio volontario aggravato anche dalla circostanza di aver ucciso il coniuge. Nel processo, che inizierà il prossimo 12 luglio, sono parti civili il padre della vittima e la cugina.

Finetti aveva messo a verbale di aver incontrato quel giorno il marito, da cui si stava separando, per "l’ultima lezione di guida". Lei, anche se aveva la patente, non guidava più da tempo e lui - raccontò - la stava aiutando a riacquistare dimestichezza con la macchina. La donna ha anche sostenuto che era stato il marito a portare con sé il coltello.

Fatale fu, come avviene di solito per i femminicidi ma stavolta a parti invertite, l’ultimo appuntamento, quello del chiarimento. Il tentativo di convincere lui a non interrompere quella relazione che durava da una vita. Lei avrebbe vissuto sola con la madre anziana e disabile e lui chissà. Insopportabile per la 50enne che girava con una margherita fra i capelli, stravagante, dissero tutti, ma un tipo tranquillo e gentile.

Sarebbe stato proprio il rifiuto di Iannello a rivederla ancora a far scattare la vendetta della donna. Lei gelosissima, con la passione dei tarocchi, lui dal carattere scostante e facile all’ira, un tradimento consumato nel passato che aveva definitivamente incrinato i rapporti fra i due cinquantenni. Lui girava a bordo di una vecchissima Marbella, la stessa in cui si consumò l’omicidio. Un’auto a cui teneve tantissimo, al punto da riempirla di catenacci e antifurti. Nella versione di lei, la discussione sarebbe nata proprio dalla necessità della donna di potere avere l’auto dopo la separazione. Una coppia un po’ eccentrica raccontò chi li conosceva nel quartiere di Baggio. Lui cassiere al supermercato, lei casalinga con lavoretti che le consentivano di avere qualche soldo a disposizione. Da qualche anno Finetti teneva dei corsi sulla magia, la lettura delle carte per l’Università popolare. Un corso molto seguito, aveva già dato la disponibilità anche per l’anno successivo, dissero gli organizzatori.

La donna e il marito avrebbero iniziato a litigare in macchina all’angolo tra via Amantea e via Quinto Romano, davanti a diversi testimoni. Alcuni avrebbero riferito di aver sentito più volte suonare il clacson dell’utilitaria, durante le fasi più concitate della lite. Poi lui che esce dall’auto barcollando con le mani al collo e stramazza a terra in una pozza rossastra e lei che tenta di fuggire.

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