Treno deragliato a Pioltello, i risarcimenti? Scatta l'ora degli sciacalli

Molte richieste anche per chi sul treno del disastro non ci ha mai messo piede

Treno deragliato a Pioltello

Treno deragliato a Pioltello

Pioltello, 5 maggio 2018 - È una specie di assalto al treno, per ora virtuale, dei possibili risarcimenti. E così crescono a vista d’occhio i potenziali danneggiati dal disastro del convoglio Cremona-Milano deragliato a fine gennaio a Pioltello con tre morti e una cinquantina di feriti. Oltre a quelle delle vere parti lese, infatti, in Procura stanno arrivando richieste di possibili risarcimenti anche ad opera di danneggiati piuttosto improbabili.

Almeno una decina le più fantasiose. C’è per esempio la giovane professionista, consulente del lavoro, che quella mattina ha atteso invano il treno in una stazione oltre Pioltello e che ora lamenta di non essere potuta arrivare in tempo in ufficio. Oppure i due o tre pendolari che quel giorno, a causa del disastro, hanno dovuto prendere treni diversi per arrivare a Milano e vorrebbero veder risarcito il loro disagio. E persino quei quattro o cinque passeggeri che sul Cremona-Milano salgono tutte le mattine ma che proprio quel 25 gennaio non c’erano. All’epoca avranno brindato alla loro assenza, probabilmente: ma ora ai magistrati fanno presente che avrebbero potuto esserci. Tutte vicende che, messe insieme, potrebbero ottenere al massimo qualche grado di soddisfazione con una class action in sede civile, quel genere di azione che viene promossa da gruppi di consumatori o di utenti, ma che certo ha poco a che vedere con i possibili danni direttamente subiti dalle vittime di Pioltello.

Ancora diverso il caso di chi sul treno deragliato c’era davvero e l’ha scampata bella: nemmeno un graffio insomma, per fortuna. Ora però vorrebbero essere risarciti per lo choc. Comprensibile: ma il danno va provato, non solo dichiarato. E infine non mancano quelli che c’erano e magari hanno anche subito qualche lesione lieve, ma non hanno presentato querela entro i tre mesi di legge o si sono affidati a qualche associazione o legale inviando moduli che non hanno tutti i crismi della regolarità. Dovranno rimediare. 

Per ora sono cinquanta i passeggeri - la maggior parte residenti nel Cremonese o nella Bergamasca - indicati dalla Procura come parti offese, oltre ai parenti delle tre vittime: Pierangela Tadini, Ida Maddalena Milanesi e Alessandra Giuseppina Pirri. Si tratta dei “veri feriti”, pendolari che nell’incidente hanno riportato lesioni gravi, con una prognosi superiore a 40 giorni e quindi procedibili d’ufficio. Per una decina di questi resta qualche scoglio burocratico da superare, per errori nell’atto di nomina dei legali o, in un caso, perché «viene nominato un numero di difensori superiore al limite di legge». Tutti avranno la possibilità di nominare consulenti di parte, per assistere agli accertamenti irripetibili, mentre si gioca la partita dei risarcimenti.

Sul fronte dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, intanto, nell’ambito della consulenza tecnica disposta dalla Procura, nei prossimi giorni nell’hangar di Fiorenza sono in programma nuovi accertamenti non ripetibili, stavolta anche sul carrello della carrozza deragliata per prima e sul famoso binario rotto nel «punto zero», probabile causa del disastro. E sempre in settimana, grazie a uno dei tanti enti sondati dalla Procura, potrebbe arrivare l’indicazione di un hangar all’interno del quale andranno trasferiti i pezzi di binari della tratta interessata dal disastro sequestrati e smontati, visto che nel deposito di Greco messo a disposizione da Rete ferroviaria italiana (Rfi), dove si trovano tuttora, la pioggia è entrata dal tetto, mettendo i reperti a rischio ruggine.

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