Treno deragliato a Pioltello, maxiprocesso in aula Fiera

A Palazzo di Giustizia non ci sono spazi adeguati alle norme antivirus, la soluzione si troverà al Portello

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di Mario Consani

Si farà probabilmente nell’ “aula Fiera“ il processo per le tre morti del treno deragliato a Pioltello. Un’aula che, in base a un accordo tra il Tribunale e Fondazione Fiera, dovrebbe essere allestita entro fine mese al Portello, spazio che ospita anche l’ospedale Covid gestito dal Policlinico.

Non esiste infatti in tutto il Palazzo di Giustizia - pur tenendo conto delle aule bunker di piazza Filangieri e via Ucelli di Nemi - uno spazio in grado di accogliere nel rispetto delle norme antivirus le centinaia di persone tra parti lese, imputati e avvocati, che potrebbero essere presenti già all’udienza preliminare per il disastro ferroviario avvenuto nel gennaio 2018 con tre passeggere morte e una cinquantina di feriti.

Udienza che non è ancora stata fissata dopo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata a fine luglio dai pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, ma che dovrebbe iniziare presumibilmente tra ottobre e novembre. E proprio dall’inizio di ottobre, come conferma il presidente dei gip Aurelio Barazzetta, l’ “aula Fiera“ potrebbe essere pronta. È il presidente del tribunale Roberto Bichi (che del resto aveva anticipato al Giorno "contatti con istituzioni locali per recuperare ulteriori sale di ampie dimensioni") ad occuparsi in prima persona del progetto che garantirà lo svolgimento al Portello di maxi-processi come quello per il disastro ferroviario ma non solo. Dovrà trattarsi comunque di dibattimenti o udienze che non abbiano imputati detenuti, perché le norme e le procedure da seguire in quel caso renderebbero lo svolgimento in “aula Fiera“ davvero troppo complicato.

La soluzione individuata arriva comunque dopo che i vertici degli uffici giudiziari hanno tentato di ottenere spazi adeguati anche da Comune e Regione, pare senza successo. Unica possibile controindicazione alla Fiera, il fascicolo esplorativo che la Procura aprìa maggio sulla vicenda dell’ospedale Covid allestito da privati e Fondazione Fiera proprio al Portello.

D’altra parte, prima la diffusione del virus e dei contagi e ora il necessario rispetto delle norme sul distanziamento sociale e il divieto di assembramenti, stanno mettendo in grosse difficoltà il sistema Giustizia e certo non solo quello milanese. Il Palazzaccio di corso di Porta Vittoria, frequentato in media da sette-ottomila persone al giorno, è stato colpito fin dall’inizio della diffusione del virus: almeno una decina i magistrati risultati contagiati e ammalatisi in modo più o meno grave, ma anche una vittima tra le forze dell’ordine, un carabiniere di stanza in tribunale e una anche tra il personale amministrativo, una funzionaria fra l’altro alla vigilia della pensione.

Dall’inizio di settembre la macchina giudiziaria si è rimessa in moto, ma dovendo fare i conti non solo con i ritardi e gli arretrati accumulatisi nei mesi di (quasi) lockdown degli uffici, ma anche con la carenza dei sitemi informatici che hanno svuotato in parte lo “smart working“ del personale delle cancellerie e la grande difficoltà ad organizzare in base alle nuove regole sanitarie l’enorme mole delle udienze.

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