di DIEGO VINCENTI
Cronaca

Piccolo Teatro, Elfo, Parenti: le eccellenze che fanno scuola

I numeri confermano la fame di spettacoli. il settore regge a milano grazie a investimenti e idee

Pierfrancesco Favino

Milano, 9 febbario 2019 - Viva il teatro. Con gli occhi aperti nella notte triste. Che il periodo è complicato. Ci si ritrova ad incastrare la qualità con i parametri ministeriali. Equilibri complessi. E allora viva il teatro che resiste. Nelle cantine, nelle sale prove, nelle platee da 50 spettatori. Se l’orizzonte diverrà più sereno, passerà da queste parti. Ma anche dai numeri delle realtà più istituzionali legate alla prosa: il Piccolo (ormai in autonomia gestionale rispetto a Roma), l’Elfo Puccini, il Franco Parenti. Triade di riferimento cittadina. La galassia è ramificata. Ma d’altronde da qualcuno bisogna pur partire.

In largo Greppi la proiezione per la stagione in corso supera i 23mila abbonati. Oltre 270mila gli spettatori, ai quali aggiungere altre 100mila persone coinvolte nelle attività collaterali. Entrambi sono fra i dati più alti degli ultimi anni. Se vedete vuoti gli spalti di San Siro, è da queste parti che dovete cercare gli spettatori. La media sulle produzioni parla del 90% di riempimento sala e la scelta delle lunghe teniture pare una scommessa vinta (si pensi alle storiche 90 repliche tutte esaurite della «Lehman Trilogy» ronconianana).

I giovani sotto i 26 anni superano il 46% del totale, dettaglio ribadito con comprensibile orgoglio. Forse può aiutare a evitare facili cliché sulle nuove generazioni. E i ragazzi sono accorsi in massa anche all’Elfo Puccini a vedere «Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte», ultima e fortunatissima produzione che ha toccato i 20mila spettatori.

Identico successo per il Progetto Wilde (25mila). Settemila gli abbonati, che confermano il record dello scorso anno, 107.000 le presenze (esclusi anche qui gli eventi, come MilanOltre o Sentieri selvaggi). Numeri in linea con gli spettatori in sede del Franco Parenti: 93mila fra produzioni e ospitalità, più le 25mila presenze alle iniziative collaterali. Arrivano invece a 4.500 gli abbonamenti. Ottimi i risultati dei grandi nomi: Adriana Asti, la Pession con Lino Guanciale, Geppi Cucciari, Pierfrancesco Favino sono andati tutti esauriti. Ma piace sottolineare il successo di progetti più contenuti come i Gordi o Lino Musella. Numeri importanti. Da ripetere. Senza compromessi sulla qualità. Ma che complessivamente non devono confondere: il settore è in salute per l’energia, il talento, le capacità organizzative dei suoi protagonisti, supportati (nel caso di Milano) dall’amministrazione locale. Non certo per la visione politica su scala nazionale. La crisi rimane. E batte forte. Ancora più bizzarra considerando l’evidente voglia di teatro delle persone.