MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Smantellata la centrale della droga dei Palazzi Aler

Organizzati come un’azienda: giro d’affari di 350mila euro alla settimana, 10mila euro netti al giorno. 12 arresti, sequestrati 10 chili di coca

di Marianna Vazzana

"Non vuole più solo quelli...". "E cosa vuole?". "Vuole il fisso, diviso per ogni coso. Dice che prima c’era Peppe, adesso se n’è andato e ci sono io". E’ una delle tante intercettazioni da cui emerge non solo l’esistenza di un’associazione per delinquere che gestiva la piazza di spaccio di cocaina nel fortino dei “Palazzi“ Aler del quartiere Sant’Eusebio di Cinisello Balsamo ma anche la nascita di contrasti per la riorganizzazione della banda dopo l’arresto di colui che era ritenuto il capo: Luca Guerra, in carcere dal 2016. Tra i sodali c’era insomma chi pretendeva "il fisso". Uno stipendio. D’altronde il giro d’affari era enorme: 350mila euro a settimana, 10mila di guadagno al giorno, al netto delle spese per i pusher, ha scoperto la polizia, che ieri ha smantellato la banda con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 12 persone, di cui 3 ancora da catturare, alcune ritenute affiliate e altre del gruppo di fornitori albanesi che importavano cocaina dall’Olanda. Ne sono stati sequestrati 10 chili.

L’operazione della sezione Antidroga della Squadra Mobile guidata dal dirigente Marco Calì e da Domenico Balsamo, con il coordinamento della Dda di Milano, è l’atto finale che ha distrutto una struttura organizzata come un’azienda dell’illegalità nell’agglomerato di case del quadrilatero tra le vie Cilea, Da Giussano, Risorgimento e Giolitti, alimentata dal commercio di droga che non si fermava mai. Basti dire che quando è scattato il blitz ieri alle 5.30, con elicotteri e pattuglie, le "vedette" erano già ai loro posti per controllare l’eventuale arrivo di persone sospette o di forze dell’ordine. Ognuno aveva il suo compito: oltre ai pusher che "lavoravano" su turni, c’era chi si occupava di assaggiare la sostanza, chi di custodirla o di confezionarla, chi di depositare i soldi. Esisteva anche una cassa comune. Gli attriti si erano creati sia per la redistribuzione dei compensi e sia per la suddivisione delle quote di potere, che ha portato anche ad aggressioni a mano armata. Dopo l’arresto di Guerra, rimasto attivo anche dal carcere, lo scettro del controllo era passato a Giuseppe Sanfilippo, arrestato sempre nel 2016 per il tentato omicidio dell’albanese Marjan Prendi. Un’altra sparatoria ha coinvolto il Mohamed Merza, uomo di fiducia di Guerra, raggiunto in strada da alcuni colpi sparati da un’utilitaria. Finito in manette ieri, Merza aveva addosso 70 grammi di cocaina e altri 150 di hascisc.

Al vertice del potere, poi, è stata la famiglia Russi (un ruolo importante è quello di Michela Russi), con Armando Veceloque Preseloque detto Dino o "il muto" e Bruno Berlingieri, entrambi arrestati insieme a Davide e Giuseppe Russi ed Alessandro Greco. Il gruppo albanese che forniva la droga (in manette Bledar Kurti ed Enis Pasha) era invece capeggiato da Ermal Uruci: "Sto pensando adesso - dice, intercettato durante un giro di consegne - che dobbiamo andarli a dividere per 100, portarla in giro... non so che c... fare. Trecento la dobbiamo portare a Corvetto, 100 qua, 500 dal vecchio... Poi andare da un’altra parte". Un viavai continuo. Il 13 novembre 2016 era stato sequestrato un carico di 8,6 chili di cocaina, destinato alla piazza di Milano, al valico del Monte Bianco.