Scuola di Pioltello: cosa succederà il 10 aprile? Dalla lite alla terza via: "Le classi siano aperte ma giornata di dialogo"

Bufera all’Iqbal Masih, dal ministero l’idea di un "confronto tra religioni". Festa islamica, resta il no allo stop. Al dirigente la solidarietà dei colleghi

Ivonne Cosciotti, sindaca di Pioltello, e Alessandro Fanfoni, dirigente all’Iqbal Masih

Ivonne Cosciotti, sindaca di Pioltello, e Alessandro Fanfoni, dirigente all’Iqbal Masih

Pioltello (Milano) – La via d’uscita dall’impasse in cui si trova la scuola Iqbal Masih di Pioltello la fornisce il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Se per l’ex Provveditorato un giorno di stop alle lezioni per la fine del Ramadan è fuori discussione, "il 10 aprile potrebbe essere dedicato al dialogo fra religioni, tenendo le classi aperte. Un’occasione di vera educazione alla cittadinanza. Si fa integrazione più in questo modo che non con la chiusura". È il suggerimento da Roma per il Consiglio di Istituto che il preside Alessandro Fanfoni ha già convocato lunedì in seduta straordinaria, obiettivo "correggere il calendario scolastico, alla luce dei rilievi delle autorità".

È lo stesso Valditara a chiarire la natura delle irregolarità: "Il provvedimento non è stato motivato e introduce una deroga ulteriore al calendario rispetto a quanto stabilito dalla Regione che prevede un numero massimo di 3 giorni di sospensione della attività didattica a disposizione delle scuole". "Qualsiasi modifica deve rispondere a esigenze del Piano dell’offerta formativa e non può essere finalizzata in qualche modo a riconoscere nuove festività, compito che non è nelle prerogative dell’autonomia – aggiunge -. La vera inclusione negli istituti ad alta presenza di studenti stranieri si realizza con nuove forme di potenziamento dell’insegnamento e con più adeguati criteri di formazione delle classi".

La parola d’ordine sembra essere distensione. Una risposta indiretta anche agli appelli dei docenti ai quali si aggiunge quello dei rappresentanti dei genitori che si dicono "feriti e amareggiati dalla polemica di questi giorni". Anche loro hanno scritto una lettera per esprimere vicinanza al dirigente e ai prof: "La scuola prima di tutto è fatta da esseri umani e da professionisti che lavorano ogni giorno per i nostri bambini e per farli vivere serenamente in classe". "Gli educatori, i maestri, i professori e il preside sono persone con cui desideriamo dialogare secondo quel patto di corresponsabilità educativa scuola-famiglia previsto dal ministero. E lo vogliamo fare nel concreto, sostenendo - garantiscono - le proposte presentate dal Collegio docenti quando capiamo che l’unico motore di qualsiasi iniziativa o idea è l’attenzione e il benessere dei nostri figli e dei loro compagni".

Mirko Dichio , papà di una bimba che frequenta la scuola, assessore comunale, è nel Consiglio d’Istituto, e parla anche "di insofferenza da parte di qualche famiglia, dopo cinque giorni di assedio ai cancelli. Per noi è doloroso essere presi di mira per una scelta fatta dieci mesi fa che non ha mai avuto nulla di politico". "La mia radice culturale è cristiana - spiega - ma saremmo miopi se chiudessimo gli occhi di fronte a una società che sta evolvendo. La didattica si fa nel confronto e le parole migliori in questo caso credo siano rispetto e reciprocità". Ieri, intanto, altri due endorsement per Fanfoni, il primo dai colleghi di Andis, l’associazione nazionale dirigenti scolastici, che gli esprimono "piena solidarietà dopo attacchi mediatici e minacce personali". Con lui, anche il sindaco di Milano: "La sua è una decisione solo di buon senso – dice Beppe Sala -. Mi spiace che sia stata contestata ma non è politica, è organizzazione. Quel giorno molti alunni starebbero a casa".

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