Violenze in carcere a San Vittore, il pm: "Processate 11 agenti"

Le guardie avrebbero picchiato un detenuto

Detenuti a San Vittore (Newpress)

Detenuti a San Vittore (Newpress)

Milano, 17 novembre 2018 - Botte al detenuto, undici poliziotti rischiano il giudizio. Ieri la Procura ha chiesto il processo per undici tra ispettori e agenti di polizia penitenziaria del carcere di San Vittore per la vicenda con al centro presunte intimidazioni e pestaggi subiti da un tunisino di 50 anni, Ismail Ltaief, detenuto per tentato omicidio.

Il pm Leonardo Lesti ha infatti depositato la richiesta di rinvio a giudizio per le undici guardie carcerarie, che non prestano più servizio nel carcere cittadino ma in altri istituiti. Gli episodi risalirebbero al periodo tra il 2016 e il 2017 e avrebbero avuto lo scopo di punire l’uomo poiché nel 2011, quando era in cella a Velletri (Roma), aveva denunciato altri agenti per furti in mensa e percosse. Pestaggi messi in atto pure per impedirgli, questa è l’ipotesi, di testimoniare nel processo-bis davanti al tribunale della cittadina laziale sulla vicenda delle presunte ruberie.

Per gli undici poliziotti le accuse a vario titolo sono intralcio alla giustizia, lesioni, falso e sequestro di persona. Reato quest’ultimo contestato solo ad alcuni in quanto in uno dei due pestaggi datati 27 marzo e 12 aprile 2017, ricostruisce il capo di imputazione, il 50enne, privato «della libertà» sarebbe stato ammanettato e trasferito in una stanza in uso a uno degli agenti sotto inchiesta per poi essere picchiato. Oltre a Ltaief, parte offesa nel procedimento è anche un suo compagno di cella, un sudamericano di 30 anni, il quale, chiamato a rendere testimonianza ai magistrati milanesi, sarebbe stato intimidito da uno degli imputati che per questo venne anche arrestato. A sporgere denuncia era stato proprio il tunisino, assistito dall’avvocato Alessandra Silvestri, con alcune lettere sul trattamento che, a suo dire, gli era stato riservato in carcere. Lettere spedite al gip Laura Marchiondelli che stava trattando il procedimento in cui rispondeva del tentato omicidio di un egiziano al parco delle Rose un paio d’anni fa e per il suo presunto ruolo di primo piano nella “gestione” del bosco della droga di Rogoredo.

Lui si è sempre difeso sostenendo che le accuse sarebbero orchestrate essendosi lui opposto, in alcuni episodi, alle numerose violenze avvenute a più riprese anche ai danni di monori nel bosco dello spaccio, delle quali sarebbe stato solo testimone dal momento che dice di aver frequentato Rogoredo soltanto per comprare la droga. Lo scorso novembre, dopo le denunce dei maltrattamenti subiti da Ltaief, il pm aveva chiesto e ottenuto un incidente probatorio davanti al gip Chiara Valori, e un altro agente che ai tempi lavorava nella casa circondariale di piazza Filangieri era stato arrestato.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro