San Siro, Sala in frenata: "Nuovo Meazza, tanti problemi da risolvere"

Dai mancati introiti dell'affitto alle questioni urbanistiche. Ecco perchè Palazzo Marino ha dei dubbi

Giuseppe Sala

Giuseppe Sala

Milano, 12 luglio 2019 - C’è il rischio dell’intervento della Corte dei Conti sul Comune. C’è il problema delle volumetrie raddoppiate rispetto alle indicazioni del Piano di Governo del territorio. Il sindaco Giuseppe Sala parla del progettoper il nuovo stadio e per l’area di San Siro presentato giovedì da Milan e Inter e non nasconde che c’è più di un nodo ancora da sciogliere. La demolizione dello stadio Meazza, in particolare, «aprirà un bel dibattito politico», prevede il primo cittadino, che subito dopo aggiunge: «Che ci piaccia o meno, uno stadio come San Siro ha un ruolo importantissimo. I prossimi passi? Prima faremo le analisi tecniche e poi avvieremo il dibattito in Consiglio comunale. È importante che l’aula dia la sua indicazione. Non è un tema da vedere come rapporto tra le società, da una parte, e il sindaco e la Giunta, dall’altra». Sala, dunque, lancia la palla nel campo dei gruppi politici di maggioranza e opposizione ma a chi gli chiede se si sia convinto che un nuovo stadio, replica secco: «Io sono tra i nostalgici di San Siro. Non ho detto che serva un nuovo stadio».

Sala non ha mai nascosto di preferire la soluzione della ristrutturazione del Meazza alla costruzione di un nuovo impianto. Ma come amministratore pubblico non può che prendere atto che Milan e Inter hanno proposto al Comune un’altra strada: un nuovo stadio da 60mila posti nell’attuale area del parcheggio di San Siro e l’abbattimento del Meazza per lasciare spazio su quel terreno a un centro commerciale, a tre palazzi per uffici e hotel e un po’ di verde. Un investimento privato da 1,2 miliardi di euro (600 milioni di euro per il nuovo stadio, il resto per lo sviluppo dell’area circostante) che Palazzo Marino dovrà valutare con attenzione. «Non posso non ascoltare le richieste delle squadre – avverte –. È chiaro che in teoria c’è anche la possibilità che se noi opponessimo un muro totale potrebbero anche immaginare di lasciare l’area di San Siro e di andare a Sesto, come è stato paventato. Il dialogo, a questo punto, va avviato».

Il tema forse più delicato riguarda i conti del Comune. L’operazione proposta da rossoneri e nerazzurri conviene o no al Comune, che è proprietario del Meazza e ogni anno incassa 10 milioni di euro di affitti dalle due società? «È chiaro che oggi lo stadio è di nostra proprietà. Quindi immaginate cosa vuol dire la sua distruzione.

Come reagirebbe la Corte dei Conti, essendo un asset patrimoniale? Su questo ho chiesto agli avvocati di verificare». Il sindaco, dunque, non passa la palla solo al Consiglio, ma anche ai legali municipali. Sì, perché il rischio di un danno patrimoniale per il Comune esiste e l’amministrazione non può correre il rischio di un intervento dei magistrati contabili. Milan e Inter chiedono la concessione tramite bando di un diritto di superficie sull’area per 90 anni. Una mossa che consentirebbe al Comune di rimanere proprietario. Basterà per far quadrare i conti? Si vedrà. Ma c’è anche il tema delle volumetrie. Il Pgt prevede un indice dello 0,35 sull’area, il progetto di Milan e Inter, grazie alla deroga legge sugli stadi, punta a un indice doppio: 0,70. Sala ha un approccio cauto: «Il primo tema è capire se il progetto è il linea con il Pgt. Volumetrie raddoppiate? Lasciamo lavorare gli uffici». Sui tempi, infine, Sala ricorda che prima ci sono le Olimpiadi del 2026. E non l’orizzonte del 2023 indicato dalle squadre.

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