Esami e medici a casa per 450 euro: polemica sull'ospedale San Raffaele

I consiglieri regionali Piccirillo (M5S) e Piloni (Pd): "I privati lucrano sulle carenze della sanità territoriale". La replica: servizio attivo prima del Covid e le visite a pagamento in corsia costano di più

Personale medico all'esterno dell'ospedale San Raffaele

Personale medico all'esterno dell'ospedale San Raffaele

Milano, 17 novembre 2020 - Novanta euro per un primo consulto medico da remoto, in video o telefonico, e 450 euro per una visita specialistica nella propria abitazione con prelievo di sangue, radiografia toracica, misurazione della saturazione e referto finale: è il servizio a pagamento offerto dall’ospedale San Raffaele di Milano per l’assistenza domiciliare dei positivi al Covid-19, un servizio finito ieri al centro della polemica politica per via di un’interrogazione depositata dal Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale. 

Nel dettaglio, il servizio «garantisce ai soggetti in isolamento obbligatorio un supporto completo, tramite una prima video-visita o consulto telefonico e, in base alla valutazione del medico, un pacchetto di esami diagnostici eseguiti presso l’abitazione» si legge sul sito web dell’ospedale, dove sono riportate anche le tariffe e le modalità di prenotazione. Da qui la reazione di Luigi Piccirillo, consigliere regionale pentastellato: «Sono sgomento. Ho predisposto un’interrogazione urgente per chiedere ai vertici dell’assessorato regionale al Welfare e alla direzione generale della sanità lombarda se la Regione abbia un qualche ruolo in questa vicenda; nel qual caso chiederò che sia tolto qualsiasi tipo di permesso per un servizio del genere».

Tra i primi a sollevare la questione anche il consigliere lombardo del Pd, Matteo Piloni, che commenta: «Il pubblico arranca e il privato ingrassa, ma il vero problema è a monte. Regione Lombardia deve necessariamente potenziare la medicina territoriale». Critico anche il medico e docente universitario Vittorio Agnoletto, responsabile dell’Osservatorio Coronavirus: «Chi non può pagare può crepare, questa è la filosofia che domina nella nostra regione. Le Usca non funzionano? Ci pensano i privati. Il disastro della medicina territoriale è l’ennesimo regalo della Regione ai privati, che moltiplicano i profitti». Proteste pure dal mondo ospedaliero: «Il business sul Covid no», l’appello di Attilio Galmozzi, medico dell’ospedale di Crema. 

In serata arriva la nota del San Raffaele, nella quale si spiega quanto segue: «Il servizio di telemedicina è stato implementato ben prima dell’emergenza Covid e nasce con l’obiettivo di portare l’ospedale a casa dei pazienti per mantenere la continuità di cura e dare l’opportunità a chi non può spostarsi di chiedere un consulto con gli specialisti dell’ospedale. In pochi mesi – si legge ancora nella nota – oltre 20.000 pazienti hanno aderito al servizio che mette a disposizione specialisti per 43 specialità cliniche. Ad ottobre la telemedicina è stata estesa anche all’emergenza Covid con un servizio che prevede non solo la videovisita, ma anche l’eventuale assistenza diagnostica a domicilio per i pazienti positivi al Covid-19». In sostanza, «con un costo inferiore rispetto a una normale visita a pagamento in ospedale il paziente può richiedere una videovisita con uno specialista in Covid e in base alla valutazione l’esecuzione degli esami diagnostici a domicilio». 

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