Il nuovo rettore del San Raffaele: "Così faremo una piccola Harvard"

I progetti per l'ateneo del professor Enrico Gherlone, primario di Odontoiatria

Enrico Gherlone, nuovo rettore dell'Università San Raffaele

Enrico Gherlone, nuovo rettore dell'Università San Raffaele

Milano, 9 novembre 2018 - Cambio al vertice dell’Università Vita-Salute San Raffaele. Enrico Gherlone, primario di Odontoiatria, direttore del corso di laurea e presidente del collegio docenti di Odontoiatria, è il nuovo rettore e raccoglie il testimone dal professore di Radiologia Alessandro del Maschio.

La sua carriera comincia qui nel 1993, ha fondato lei l’Odontoiatria, e ha vissuto tutte le fasi del San Raffaele. Oggi è rettore.

«Penso che sia il motivo per cui mi hanno scelto. Qui è iniziata la mia avventura, c’ero ai tempi di don Luigi, nella crisi del 2011, nel passaggio al Gruppo San Donato che mi ha dato fiducia e ha creduto nell’ospedale e nell’università: sono stato professore associato, ordinario, sono diventato primario. Continuerò a esserlo e a insegnare. Ho le idee chiare».

L’eredità più importante che conserverà?

«Abbiamo una convenzione fondamentale con l’ospedale San Raffaele, il primo ospedale italiano; le classifiche internazionali ci vedono in alto per le linee guida scientifiche. “The world university rankings” appena pubblicato ci mette al 23esimo posto al mondo nell’ambito delle giovani università. I nostri studenti sono sempre i primi classificati nelle scuole di specialità, in tutte le sedi. Non disperderemo questo patrimonio e la qualità nelle cure».

Prossime sfide?

«Con la nuova presidenza di Paolo Rotelli la mission verso l’internazionalizzazione è ancora più forte. Abbiamo un’università già moderna ma dobbiamo guardare al futuro tenendo fermi i valori che ci caratterizzano. Siamo alle prese con un rinnovamento dell’attività clinica, abbiamo primari e professori ordinari in fase di quiescenza e il compito di inserire nuovi docenti nella loro continuità, formandoli».

Numero programmato a Medicina e Odontoiatria: da ricalcolare?

«Mancano i medici, e soprattutto gli specialistici. C’è una tendenza ad aprire, non a togliere il numero chiuso, non sarebbe possibile. Bisogna selezionare ma nella maniera più positiva, con quiz più attitudinali. Oggi si parla di un 25% di posti in più per le facoltà di medicina. Ma non basta aumentare quello se c’è il collo d’imbuto delle specialità e se si parcheggiano lì dei risultati».

Quanti sono ora i posti?

«Siamo passati dai 100 a 160 posti a Medicina. Ma si sono presentati quasi 5mila ai test quest’anno. Per Odontoiatria siamo passati da 40 a 50 e il fabbisogno mi sembra corretto. Complessivamente al San Raffaele abbiamo 3.142 studenti iscritti».

Ci saranno corsi nuovi?

«C’è un piano strategico sulle Neuroscienze cognitive con Filosofia, Medicina e Psicologia. È stato portato in Cda. È necessario anche per analizzare meglio alcune patologie, come l’Alzheimer, e per creare nuovi ponti. Ci stiamo lavorando, l’offerta formativa sarà rafforzata».

Campus: dove crescerà?

«C’è un progetto su Sesto San Giovanni, dove il gruppo San Donato sta puntando e dove potrebbe esserci un potenziamento delle strutture didattiche. Al San Raffaele però la sinergia con la parte di ricerca e ospedaliera non potrà mai venir meno. Qui stiamo costruendo anche un palazzo chirurgico. Siamo un’università nuova e stiamo concorrendo con le realtà più prestigiose europee e americane per fare una piccola Harvard. È necessario investire anche nelle residenze per rispondere alle esigenze degli studenti che vengono da lontano».

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