Salvini accusa gli alleati: io avevo Albertini

Il leader della Lega recrimina con FdI e FI sul passo indietro dell’ex sindaco. Bernardo chiama Sala: mi sono congratulato, voto da rispettare

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"Certo, quando io andai a pranzo con Gabriele Albertini se lo ricordano tutti. Poi qualcuno ha fatto altre scelte". Nel centrodestra è l’ora dei processi e delle recriminazioni. A dar fuoco alle polveri ci pensa il leader della Lega Matteo Salvini, che ricorda agli alleati, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi con l’Italia, che lui l’ex sindaco l’aveva contattato e, se non come candidato sindaco, l’avrebbe coinvolto nella campagna elettorale almeno come candidato vicesindaco al fianco di Luca Bernardo, che il Capitano lumbard difende: "A Milano abbiamo perso, non darò mai la colpa ai candidati, siamo arrivati in ritardo questo ci serve da lezione".

Ecco, la batosta di Milano come una lezione per il centrodestra, anche per il futuro della coalizione in chiave nazionale. I ritardi e gli errori non sono mancati. Mentre il sindaco Giuseppe Sala, il 7 dicembre, il giorno di Sant’Ambrogio, annunciava la sua discesa in campo per tentare il bis a Palazzo Marino, la coalizione sovranista-moderata era ancora in alto mare. Sì, quel giorno la Lega tirò fuori il nome del comunicatore Roberto Rasia dal Polo, ma è stato solo uno dei nomi inseriti in una rosa di papabili poi “bruciati’’, tra silenzi e veti incrociati. Gli altri nomi? Oscar di Montigny, Simone Crolla, Fabio Minoli e, ancora prima, Paolo Veronesi e Maurizio Dallocchio. Salvini, intanto, ha chiamato ed è andato a pranzo con Albertini, ma non è riuscito a convincerlo a sfidare Sala nella corsa per Palazzo Marino. Alcuni sondaggi davano l’ex primo cittadino competitivo nei confronti dell’attuale (e ora riconfermato) primo cittadino, ma Albertini, alla fine, ha opposto un doppio "no" al centrodestra e, dopo la scelta ufficiale di Bernardo, a causa di un veto del leader di Noi con l’Italia Maurizio Lupi, non ha partecipato neanche alla campagna del front runner del centrodestra.

La campagna di Bernardo, poi, non è mai decollata. Il primario di Pediatria aveva scarsa notorietà tra i milanesi, ma non ci sono mai state affissioni di manifesti quando ancora non era entrata in vigore la par condicio. Ma questo è solo un particolare di una propaganda mai decollata. Certo, il candidato sindaco, poco esperto di politica, ci ha messo del suo con qualche gaffe, dal porto d’armi (con polemiche) al vocale (svelato) in cui chiedeva soldi ai partiti delle coalizione. Ma l’impressione è che Lega e FdI, intanto, si facessero la guerra tra loro più che cercare di aiutare il candidato sindaco. Due esempi? La presentazione della candidatura di Bernardo, senza la leader di FdI Giorgia Meloni a causa delle nomine in Rai. L’ultima conferenza stampa della coalizione, in cui la Meloni era in ritardo a causa di un aereo e Salvini non l’ha aspettata perché aveva un aereo da prendere. Niente foto di Bernardo con Salvini e Meloni.

Ma ormai le elezioni sono finite e il tempo delle recriminazioni è terminato. Bernardo ieri ha telefonato al sindaco rieletto: "Ho chiamato il sindaco Beppe Sala per congratularmi: il voto è sempre da rispettare. Il tempo delle polemiche è finito, è importante collaborare per il bene dei milanesi". Bernardo non ha puntato il dito sui partiti alleati, anzi, ha detto che in campagna elettorale ha sentito "i leader Giorgia Meloni e Matteo Salvini sempre molto gentili e vicini. Sono inoltre contento del dato politico della mia lista civica che in poche settimane ha raggiunto un ottimo traguardo superando il risultato di partiti consolidati".

Massimiliano Mingoia

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