Roma-Milano, il disgelo: "La Chiesa non è politica"

L’incontro, la pacca sulle spalle del presidente della Cei Zuppi all’arcivescovo e la battuta scherzosa al "cardinale Delpini"

Migration

di Simona Ballatore

L’arcivescovo di Milano Mario Delpini arriva all’università Cattolica in punta di piedi per aprire un summit di quattro giorni, che riunirà più di 50 studenti di Teologia e assistenti pastorali e che vede in prima linea, nella giornata inaugurale, il cardinale Matteo Zuppi, l’uomo che Papa Francesco ha voluto alla guida della Cei, Conferenza Episcopale Italiana. Ha tutta l’intenzione di volersi lasciare le polemiche (e l’ironia) alle spalle, Delpini, dopo battute e gaffes sul neo cardinale Cantoni, vescovo di Como, e sui gesuiti. Tende la mano al cardinal Zuppi, che rompe ogni indugio e ritualità e alla stretta di mano aggiunge una pacca sulle spalle gioviale: "Illustrissimo", lo abbraccia così il presidente della Cei. Sorridono entrambi, prima di essere circondati dai giornalisti: "Non chiedetemi delle elezioni, no, no. Io posso parlare solo della vittoria del Bologna", scherza ancora Zuppi. "Partito Cattolico? Non facciamo in tempo. Ma certo i cattolici hanno tanto da dire, speriamo siamo coerenti. La chiesa può dare un contributo. Ecco ho detto anche di più", si lascia strappare ai microfoni mentre attorno stringono le mani a Delpini, quasi incoraggiandolo: "Sua eccellenza, noi l’avevamo capito che era una battuta e un augurio affettuoso", sussurra qualcuno in sala. Non vuole più parlarne Delpini. Le spiegazioni le ha date a suo tempo, in Duomo. Ricorda la sfida e il contributo, anche scientifico, che può dare l’università Cattolica alla chiesa, il rischio di usare la parola "sinodale", come "etichetta", si appella all’"ascolto", che va oltre alle "metafore brillanti". Saluta poi la sala, promettendo che studierà i risultati della quattro-giorni "utili a me, alla chiesa di Milano e alla chiesa italiana" e si congeda, soffermandosi in fondo alla sala, dietro le telecamere, per sentire l’introduzione di monsignor Claudio Giuliodori. Poi guarda l’orologio ed esce, sempre in punta di piedi. Polemica chiusa. Se non fosse per una piccola battuta scherzosa (o lapsus?) del cardinal Zuppi, che comincia il suo discorso citando Delpini, ormai lontano, chiamandolo "cardinale", per poi scusarsi. Sorrisi in sala, scatta l’applauso per bloccare sul nascere ogni imbarazzo, per segnare il disgelo. E ci si rimette in carreggiata. Perché c’è un "cantiere da costruire", per richiamare quei "cantieri di Betania" aperti per il secondo anno del Cammino sinodale. D’altronde lo dice anche Zuppi. "Siamo tutti diversi e menomale".

"Nell’esasperare i toni e leggere la Chiesa in maniera politica non c’è nulla di sinodale, c’è qualcosa di deformato e qualche volta viene il dubbio che sia anche interessato", dice ancora l’arcivescovo di Bologna. "La Chiesa se agiamo in un certo modo è sinodale di per sé - continua - Siamo uguali? No, fin dall’inizio. Ci sono quattro Vangeli, dodici apostoli, uno dice una cosa, l’altro ne dice un’altra. Dobbiamo analizzare cosa vuol dire camminare insieme, confrontarsi per completarsi tenendo presente le tante differenze che ci sono. Differenze di culture, di sensibilità, di mondi, di approccio". Avendo anche il coraggio di trovare "compagni di viaggio inaspettati sulla strada", e cita la stima di don Giussani per Pasolini, "che possono farci capire meglio anche la nostra identità, non chiusa in cassaforte ma generativa". Mentre proprio all’università viene chiesto anche "un orizzonte di riflessione" e un "lavoro di sintesi", ricorda il rettore della Cattolica Franco Anelli: "Assistiamo a fenomeni autenticamente sorprendenti che ci spiazzano. In queste contraddizioni l’università è pronta a dare il suo contributo per affrontare le sfide globali che ci attendono".

mail: simona.ballatore@ilgiorno.net

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro