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Milano, 20 aprile 2021 - I battiti del cuore accelerano al minimo fruscìo di foglie o al rumore di passi: si ha ancora timore di veder spuntare qualche fantasma in cerca di una dose di eroina, a Rogoredo. "Ma la piazza di spaccio più grande d’Italia non esiste più". Lo dicono fieri i cittadini riuniti nel gruppo "Rogoredo siamo noi" durante una passeggiata improvvisata per mostrare il nuovo volto del quartiere.
"Il problema non è ancora eliminato del tutto, lo sappiamo. Ma è innegabile la rinascita", spiegano Monica Arcamone e Laura Cerutti, residenti. Ed è su questo che vogliono puntare i riflettori, sui luoghi ripuliti e sui progetti, più che sui viavai verso gli stupefacenti che non interessano più l’ex famigerato Boschetto di via Sant’Arialdo ma si riversano in altri punti come via Toledo o l’area vicina alla tangenziale, tra i luoghi in cui la piaga dell’eroina si è riversata. Il fenomeno, come emerso già nei mesi scorsi, ha perso potenza virando su più aree. "Il grande unico business a cielo aperto che teneva in scacco la zona si è frammentato ed è più semplice da gestire. Le forze dell’ordine presidiano costantemente il territorio", sottolineano i cittadini.
Vincente il piano della Prefettura, che ai controlli capillari, notte e giorno, ha unito l’azione sociale e sanitaria per agganciare i consumatori e l’intervento di rigenerazione dell’area, a cura di Italia Nostra. In quello che era il bosco della droga alle 15 c’è un anziano che passeggia. Fanno capolino ragazzi in bicicletta, una coppia porta a spasso il cane: "Non abbiamo paura. Prima, neanche ci avvicinavamo", commentano. Si riferiscono a quando il terreno era un tappeto di siringhe e fin dalla stazione della metropolitana era evidente la presenza di tossici. Spalancati i cancelli del sottopasso pedonale tra le vie Orwell e Rogoredo, che nel periodo più critico erano stati chiusi per evitare che quel cunicolo diventasse una scorciatoia verso i pusher. Non esiste più neppure la "breccia nel muro" in via Orwell, che era stata la risposta dei venditori di morte alla stretta sui controlli nell’autunno del 2018. I "rattoppi" sul cemento resistono. "E vi ricordate le scale?", quelle del ponte che sovrasta la ferrovia e che unisce le vie Orwell e Sant’Arialdo. "Erano sempre imbrattate di sangue, coperte di siringhe. Con persone sdraiate anche in pieno giorno sui gradini. Ora sono pulite e si possono attraversare serenamente". Lo sguardo si allunga verso la cascina diroccata a pochi passi dalla stazione, che purtroppo è ancora dimora di disperati e mega discarica abusiva. "Ma non c’è più l’assalto di un tempo. La proprietà dovrà metterla in sicurezza".
Il volto buono di Rogoredo emerge anche parlando dei progetti che verranno, come quello che porterà il nuovo Campus del Conservatorio nella palazzina Ex Chimici delle Acciaierie Redaelli, all’angolo fra via Monte Penice e via Pizzolpasso. "L’edificio a mezzaluna avrà una nuova vita: sarà un altro fiore all’occhiello. Senza dimenticare la futura arena per le Olimpiadi del 2026, che sorgerà a un passo da qui. Rogoredo non è più sinonimo di droga".