MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Roberto Cenati, ex presidente di Anpi, ritira l’Ambrogino d’oro: “Attenzione all’antisemitismo”

Parla il numero uno dell’associazione provinciale partigiani, dimessosi in polemica con i vertici nazionali sull’utilizzo della parola genocidio: “Nella striscia di Gaza non sta avvenendo nulla di simile. E nei cortei pro-Pal l’odio contro gli ebrei è tangibile”

Stella Roberto Cenati ANPI - foto ipp- clemente marmorino- milano 23 04 2020- cimitero maggiore -commemorazione festa della liberazione - con roberto cenati presidente dell anpi

Stella Roberto Cenati ANPI - foto ipp- clemente marmorino- milano 23 04 2020- cimitero maggiore -commemorazione festa della liberazione - con roberto cenati presidente dell anpi

Milano, 7 dicembre 2024 – Roberto Cenati, 72 anni, milanese doc, diploma di maturità al liceo classico Carducci, laurea in Scienze politiche alla Statale, dal 5 luglio 2011 al 7 marzo 2024 presidente provinciale dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, oggi ritirerà il suo Ambrogino d’oro al Teatro Dal Verme. Cenati è stato il primo presidente dell’Anpi non partigiano per motivi di età: è nato nel 1952, dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

Cenati, è emozionato?

“Sono contento ed emozionato. Ho assistito tante volte alla cerimonia di consegna delle Civiche benemerenze e ho contribuito a premiare tre partigiane. Ma stavolta riguarda me”.

L’ha candidata il consigliere comunale dei Riformisti Daniele Nahum, esponente della comunità ebraica milanese. Nahum ha apprezzato il suo gesto di dimettersi da presidente provinciale dell’Anpi in dissenso sull’uso della parola “genocidio” riferita alle azioni di Israele nella striscia di Gaza.

“Sono grato a Nahum per aver riconosciuto il mio contributo nel corso degli anni a tener vivi i valori della Resistenza e dell’antifascismo e l’aver mantenuto una posizione equilibrata rispetto al conflitto israelo-palestinese. Ci tengo a ricordare che ogni 25 aprile ho voluto che partecipassero al corteo cittadino la Brigata Ebraica e l’Unione delle comunità ebraiche per sottolineare il ruolo degli ebrei italiani durante la Resistenza: furono più di 2 mila a battersi”.

Lei si è dimesso a causa dei toni e degli slogan appoggiati anche dall’Anpi nazionale dopo lo scoppio della guerra tra Israele e Palestina. È sempre sulla stessa posizione?

“Quei toni e quegli slogan non mi convincono. Non ho cambiato idea. Quello che sta avvenendo nella striscia di Gaza non si configura come ‘genocidio’, come ha spiegato bene la senatrice a vita Liliana Segre. Il genocidio dev’essere programmato, come fu quello dei nazisti ai danni degli ebrei. La risposta di Israele dopo il terribile pogrom anti-ebraico del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas non è configurabile come genocidio. Semmai il genocidio è previsto nello statuto di Hamas. Detto ciò, sono profondamente addolorato per le vittime della guerra, da una parte e dall’altra. Ma vorrei aggiungere un’altra cosa”.

Prego.

“Dopo il 7 ottobre, in Francia come in Italia, si è scatenata un’ondata di antisemitismo preoccupante. Occorre una reazione da parte di tutta la società civile. Una reazione che ancora non vedo”.

Antisemitismo anche nei cortei pro-Pal della sinistra?

“Sì. L’antisionismo rischia di degenerare in antisemitismo”.

L’Anpi nazionale, dalle sue dimissioni a Milano in poi, è sempre schiacciata su questa linea o è cambiato qualcosa?

“Purtroppo non è cambiato niente”.