Rischiare la vita per un pugno di like La follia del "bus surfing" a Sesto

Ragazzo in piedi sul paraurti del mezzo sulla linea 81 mentre gli amici lo filmano e postano l’"impresa"

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di Enrico Dallera

“Bus surfing”, la folle moda che sta spopolando sui social è arrivata anche a Sesto San Giovanni. Nelle ultime ore è spuntato un video che mostra un ragazzo in piedi sul paraurti posteriore di un pullman in corsa, l’81 di Atm che collega Sesto Marelli alla stazione ferroviaria di Lambrate a Milano.

A filmare la scena un gruppo di amici del protagonista della stupida impresa, diventata in poco tempo virale sul web. Perché è proprio di questo che si parla: guadagnare più like e commenti in una sfida che consiste nel saltare sul retro di un mezzo pubblico e restare attaccati il più possibile mentre questo è in movimento, senza che il conducente se ne accorga. E non importa se c’è da mettere in pericolo la propria vita e quella degli altri. Difficile capire cosa passa nella mente di questi ragazzi - nella maggior parte dei casi addirittura minorenni - pronti davvero a tutto per un pizzico di popolarità sui social.

Resta il fatto che il fenomeno è ormai dilagante e la condivisione dei filmati, purtroppo, non fa altro che alimentare un perverso spirito di emulazione. A Milano la comparsa del “bus surfing” risale a qualche anno fa, quando erano state segnalate le assurde gesta di giovani attaccati al tram oppure ai camion dell’Amsa per la raccolta dei rifiuti. Sembrava un problema risolto, ora invece si è ripresentato.

In generale gli episodi si moltiplicano giorno dopo giorno e sul web capita spesso di imbattersi in filmati di “bus surfing”, con i giovanissimi impegnati a “prendere d’assalto” i pullman di linea. La scorsa settimana in provincia di Lodi, per la precisione a Sant’Angelo, un ragazzo è rimasto attaccato a un mezzo della linea S001 Star Mobility, sulla strada provinciale 235, per quasi otto chilometri. Mercoledì, sempre a Sant’Angelo, un altro folle è sbucato dai cespugli per aggrapparsi al retro di un bus in partenza. Entrambi i casi, manco a dirlo, ripresi dai telefonini e subito condivisi sui social.

Tre episodi di “bus surfing” in una manciata di giorni testimoniano come il fenomeno stia diventando un’emergenza. Perché gli autori di queste folli azioni dimostrano di non avere senso del pericolo.

Parlando dell’aggressione alla stazione ferroviaria di Seregno, dove mercoledì un 14enne è stato buttato sotto il treno da due coetanei per aver inviato messaggi a un’amica, il procuratore della Repubblica per i Minorenni di Milano, Ciro Cascone, ha spiegato come i ragazzi di oggi ormai "non sono più abituati a pensare, agiscono, credono di vivere in una canzone o in un film e perdono il contatto con la realtà".

Comportamenti sbagliati che tendono a ripetersi perché, l’analisi del procuratore, "ci sono i social ad amplificare certi modelli. Vent’anni fa tutto ciò non accadeva in quanto mancava il palcoscenico". La speranza è che non serva una tragedia per far capire che la vita non è un reality.

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