Rho: mani sul collo e pugni in testa. Così agiva il branco

Secondo l’inchiesta i sei bulli dell’istituto Clerici sono "totalmente incapaci di gestire relazioni interpersonali"

Il frame di un video di uno dei pestaggi (da internet)

Il frame di un video di uno dei pestaggi (da internet)

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Rho (Milano) - Il modus operandi era quello del "branco", "mediante condotte che si reiterano quotidianamente" e come tali "denotano una particolare spregiudicatezza e una totale incapacità di condurre una corretta gestione delle relazioni interpersonali". La pubblicazione del video del pestaggio sul gruppo Telegram denominato "Risse Italiane", "evidenzia un contesto giovanile caratterizzato da devianza e particolare propensione all’impiego della violenza".

È il Gip del Tribunale per i minorenni di Milano, Marina Zelante, a scriverlo nell’ordinanza di custodia cautelare per i reati di atti persecutori, diffusione di riprese e registrazioni fraudolente e lesioni personali aggravate, nei confronti di sei minorenni residenti nell’hinterland milanese, tutti studenti che frequentano il Centro di formazione professionale Fondazione Clerici di Rho. Nelle otto pagine di ordinanza il giudice per le indagini preliminari ricostruisce un quadro indiziario grave, un anno scolastico iniziato con "le mani sul collo e pugni sulla testa", un anno da dimenticare (quello della seconda), da settembre 2020 a ottobre 2021.

Due vittime e sei bulli, tutti 16enni e compagni di classe. Un video del pestaggio finito sui social che in poco tempo ha raggiunto 100mila visualizzazioni e altri video condivisi nelle chat di classe. Un agguato premeditato nelle vicinanze della scuola con frasi del tenore "piglia un sasso e spaccaglielo in testa", calci, pugni, gomitate da causare traumi giudicati guaribili in sette giorni. E ancora insulti, minacce, frasi offensive, atti persecutori "pressoché quotidiani" nei confronti del compagno di classe affetto da un disturbo di iperattività "io quelli come te me li mangio a colazione". Sono episodi di inaudita violenza quelli che emergono dalle indagini e preoccupanti gli stati d’animo delle due vittime, ansia, timore per la propria incolumità tanto da cambiare le proprie abitudini di vita e cercare sempre la compagnia di qualche compagno di classe amico per uscire da scuola insieme a lui.

Botte subite in silenzio come confessa Fabio (nome di fantasia) che dice agli inquirenti di non aver mai richiesto, a sua protezione, l’intervento dei professori, "nel timore di subire ripercussioni" da parte del bullo. Dalle carte emerge anche l’aspettativa nei confronti dei prof e della dirigente scolastica "tradita" di Riccardo (la seconda vittima, nome di fantasia) che dopo essere stato aggredito in classe di fronte al prof di matematica di sarebbe aspettato un provvedimento nei confronti dell’aggressore, "io pensavo che il professore di matematica che era presente avesse raccontato quello che era successo alla preside, speravo venisse sospeso, ma poi non successe nulla". Il bullo verrà espulso solo qualche mese dopo.

Ma nel frattempo c’è tanta rabbia e senso di vergogna per la diffusione del video e il numero di visualizzazioni. E c’era la quotidiana paura di entrare in classe perché senza nessun motivo veniva più volte insultato dai compagni di classe, "capitava a volte che discutevo con un ragazzo e nella nostra classe funziona cosi: se ti metti contro uno, ti metti contro tutti". Bulli con ruolo differenti in classe e fuori, che sostengono le condotte aggressive, le incitano. Uno di loro, "esecutore materiale" che ha avuto un ruolo più significativo, è ora in una comunità.

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