Redditi , proprietà, domande consegnate a mano. Rozza contro "gli strani requisiti di 4 bandi Aler"

La consigliera regionale del Pd, Carmela Rozza, critica i bandi di Aler Milano per la loro contraddittorietà e i requisiti discutibili per l'assegnazione di alloggi pubblici. Aler ha chiesto tempo per rispondere alle critiche.

Redditi , proprietà, domande consegnate a mano. Rozza contro "gli strani requisiti di 4 bandi Aler"

Redditi , proprietà, domande consegnate a mano. Rozza contro "gli strani requisiti di 4 bandi Aler"

Quattro bandi accomunati da 7 requisiti tra l’irrituale e il contradditorio. A lanciarli è stata Aler tra febbraio e marzo, a rimarcarne l’irritualità, in alcune parti, e la contradditorietà, in altre, è Carmela Rozza, consigliera regionale del Pd. I bandi in questione individuano in tutto 19 alloggi pubblici stralciati dalle graduatorie ordinarie per essere invece proposti in valorizzazione. Due bandi includono un totale di 10 appartamenti nel quartiere milanese di Muggiano, gli altri due 9 appartamenti, 4 a Corsico e 5 a Rozzano. "Sono tante le domande che viene spontaneo porsi quando si leggono i requisiti fissati per l’assegnazione di questi alloggi – attacca Rozza –. Ma tutte possono essere riassunte in una sola: per chi sono pensati questi bandi, esattamente? A chi ci si vuole rivolgere?". I requisiti, allora.

A questi bandi si può partecipare a patto che non si sia già proprietari di una casa nel territorio della Città Metropolitana di Milano, "ma di solito – nota la consigliera del Pd – si esclude chi abbia alloggi di proprietà in tutto il territorio della regione, perché in questo caso si è limitato il raggio alla sola Città Metropolitana? E perché non viene chiaramente indicato alcun tetto al numero di case che si possono avere fuori dall’area metropolitana?". Contraddittorio, invece, riconoscono priorità, nella fase di formazione delle graduatorie, a chi risieda già in un alloggio popolare e al tempo stesso inserire nei requisiti di ammissione l’"assenza di titolarità di diritto d’uso sugli alloggi pubblici". Il terzo punto sollevato da Rozza ha a che fare con le fasce di reddito Isee nelle quali deve rientrare chi vuole candidarsi per uno di questi alloggi: "Il reddito minimo è di 16.001 euro in un caso e di 26.845,75 negli altri tre, mentre i redditi massimi sono addirittura di 51.200 in un caso e di 53.295,74 negli altri tre: si tratta di soglie alte, che non trovano riscontro nella legge regionale, che prevede, invece, che gli alloggi pubblici debbano essere assegnati a chi redditi compresi tra i 16mila e i 40mila euro. Senza contare che redditi di questo tipo hanno meno difficoltà di altri a trovare alloggi sul libero mercato in Comuni come Rozzano dove i prezzi non sono quelli di Milano".

Quarta criticità: la domanda si deve presentare in busta chiusa e con consegna a mano all’ufficio protocollo di viale Romagna e, inoltre, per la graduatoria fa fede l’ordine di presentazione della domanda. Di nuovo Rozza, allora: "Perché questa modalità a dir poco antiquata di consegna delle domande? E soprattutto: perché dar peso all’ordine di presentazione anziché, come sarebbe normare, alla condizione di bisogno delle persone?". "Un altro punto illogico del bando – prosegue Rozza – è che l’assegnatario può avere figli e rimanere insieme a loro nell’alloggio ma non può portarvi la moglie o il marito o la convivente. Sembra incredibile ma questo è quanto si legge nel bando". Infine la questione canone: "Chi ha un reddito i 36mila e i 50mila euro pagherà, per gli alloggi di questo bando, un canone d’affitto inferiore a quelli previsti negli alloggi assegnati tramite graduatorie ordinarie, in alcuni casi e per alcune fattispecie inferiore anche rispetto a chi vive nelle case popolari di San Siro. Che senso ha tutto questo?". Aler Milano, contattata da “Il Giorno“ ieri in tarda mattinata, ha chiesto tempo fino a lunedì per approfondimenti e repliche.

Giambattista Anastasio

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