Calcio, Tisci: "Fuorigioco razzisti e maleducati"

Il presidente federale del settore giovanile e scolastico: la nostra missione è educare e far divertire

Vito Tisci, Presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Figc

Vito Tisci, Presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Figc

Milano, 12 novembre 2019 - Il pallone si sta sgonfiando in Lombardia. Due mesi di follie nei tornei minori, fra razzismo e violenze. E poi il ruolo delle scuole calcio e di chi dovrebbe “formare“. Il clima è avvelenato. Ecco perché la Federazione, nella persona di Vito Tisci, Presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Figc, prende posizione.

Presidente Tisci, nell’ultimo weekend in Lombardia e non solo molti ragazzini che partecipano ai campionati del settore scolastico della Figc si sono presentati in campo col volto dipinto di nero per solidarizzare con giovani compagni offesi da genitori incivili. Una bella lezione agli adulti? «I ragazzi non smetteranno mai di stupirci, la loro capacità di reagire istintivamente alle situazioni anche più tristi che possono aver colpito un proprio compagno è un insegnamento per tanti adulti che purtroppo non sono in grado di vedere e vivere la medesima partita che i ragazzi stanno giocando con semplice spirito di divertimento».

Come è possibile che una mamma si rivolga ad un bambino di 10 anni, avversario del figlio, dandogli del “negro di m...“, come accaduto a Desio? «Se tali irripetibili parole sono state pronunciate da una mamma è un’offesa a tutte le mamme del mondo e al loro spirito materno che non ha nulla a spartire con l’odio becero di qualche ignorante urlatore da stadio».

Cosa può fare la Federazione, “daspare“ i genitori? «Oggi è necessario coinvolgere la componente genitoriale in un patto educativo per la formazione dei ragazzi insieme ai propri allenatori e alle società».

Il problema del razzismo è serio: in provincia di Bergamo un giovane calciatore ha ricevuto 13 giornate di squalifica per aver reagito male di fronte ad offese razziste, passando dalla parte del torto... «Il razzismo è un problema che non va sottovalutato, la nostra Federazione non ha alcuna tollerenza per coloro che mettono in atto qualsiasi tipo di discriminazione e l’invito è quello a collaborare per allontanare ed escludere tali soggetti dal nostro sport. Non accettiamo che qualcuno possa rompere il nostro gioco».

Esiste l’allenatore che incita ad usare anche metodi violenti, ma pure il genitore ambizioso convinto che suo figlio sia il nuovo Messi. Lei cosa ne pensa? «Deve esserci una diversa gestione della relazione con i genitori. E su questo stiamo lavorando duramente con i nostri tecnici che propongono un diverso modello di partecipazione, di organizzazione e gestione del rapporto tecnico ed educativo. E stiamo dedicando un ruolo specifico alla figura dello psicologo».

Non sarebbe giusto chiamare i tecnici “educatori” e non allenatori? E a fine match chiedere “vi siete divertiti” anziché il risultato, proibendo di pubblicare le classifiche? «Certo e come sa è anche scritto nei nostri regolamenti ma purtroppo di tutto questo e dell’importanza della formazione a livello giovanile se ne parla soltanto a seguito di episodi negativi. Ma fra qualche giorno si tornerà a parlare soltanto di risultati e di classifiche che purtroppo interessano più alcuni adulti che gli stessi ragazzi che sino ad una certa età hanno voglia soltanto di divertirsi».

Il nostro giornale ha ricevuto alcune incredibili segnalazioni: la prima, una nota scuola calcio di Milano ha di fatto “licenziato” via mail un centinaio di bambini della categoria pulcini dopo aver parlato nelle riunioni di progetto triennale. Cosa ne pensa? «È la forma piu sbagliata per comunicare una simile decisione a un atleta cosi piccolo. Si fa del male al bambino, mentre è necessario sempre confrontarsi e chiarirsi coi genitori».

Altro caso, nel Lecchese: un bambino di appena 8 anni mandato via perché scarso.... «Non vogliamo che si ripetano più questi casi, il bambino va solo aiutato nella pratica sportiva».

Funziona bene l’autoarbitraggio: cos’altro può fare la Federazione per aiutare i piccoli a crescere? «Abbiamo appena lanciato una nuova campagna di sensibilizzazione sui comportamenti corretti da tenere e lo slogan è proprio #Stiamo Al Gioco. Far crescere i nostri ragazzi significa farli divertire in un clima positivo, consentirgli di maturare rispettando i loro stessi diritti e il loro gioco, non le ambizioni o l’egoismo degli adulti. Partecipare al loro Gioco significa socializzare con gli altri e incoraggiare. Far crescere i ragazzi significa educare al rispetto delle regole, dell’arbitro e degli avversari. È questa la nostra missione». © RIPRODUZIONE RISERVATA  

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