Milano, pugni alle passanti: preso il picchiatore seriale

Arrestato ragazzo di 23 anni: il 18 giugno aggredì una donna con un nunchaku in viale Gorizia. Denunciato per altri blitz sui Navigli

Dopo una raffica di raid la polizia ha ammanettato il seriale che aggrediva passanti

Dopo una raffica di raid la polizia ha ammanettato il seriale che aggrediva passanti

Milano, 16 settembre 2020 - Un colpo secco alla testa con un nunchaku , arma della tradizione asiatica composta da due cilindri di metallo legati da una catena corta. Il raid in viale Gorizia, il 18 giugno scorso. Ne sono seguiti altri, in un’unica serata di inizio agosto: passanti bloccate e aggredite a mani nude, senza un perché. Il picchiatore seriale, un ventitreenne italiano che sarebbe affetto da problemi psichici e che non è stato in grado di dare una spiegazione ai suoi blitz estemporanei quanto pericolosi, è stato identificato dalla polizia, che lo scorso fine settimana lo ha portato in carcere, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta del pm Maria Cristina Ria.

Già denunciato per i tre agguati in rapida successione del 5 agosto, costati lievi ferite e prognosi di pochi giorni alle vittime, il giovane è stato ammanettato sabato per il primo episodio, la tentata rapina di tre mesi fa: in quell’occasione, hanno ricostruito gli agenti della settima sezione dell’Ufficio prevenzione generale della Questura, colpì con un nunchaku una donna di 41 anni in zona Darsena per cercare di derubarla del denaro che aveva con sé. Secondo quanto finora emerso dalle indagini, gli agguati non andrebbero ricondotti a contesti da knockout game , la demenziale moda nata due anni fa negli Stati Uniti che spingeva gruppi di adolescenti ad aggredire sconosciuti con l’obiettivo di metterli ko con un solo colpo in faccia. Le aggressioni a caso potrebbero trovare una spiegazione nei disturbi psichici di cui soffrirebbe il ventitreenne, che potrebbe essere entrato in azione in molte più occasioni rispetto a quelle finora note alle forze dell’ordine.

Un caso che ricorda da vicino quello del deejay spagnolo Nicolas Aitor Orlando Lecumberri, che il 27 luglio 2016 era stato bloccato dagli agenti dell’Upg con l’accusa di lesioni aggravate dalla premeditazione e dai futili motivi per una decina di blitz violenti in una ventina di giorni. L’ultimo episodio della serie era avvenuto proprio il giorno dell’arresto, in corso Lodi: il ragazzo, che si trovava a Milano per lavoro, aveva chiesto un’informazione a un ventisettenne, salvo poi trovare un pretesto per attaccare briga e menare le mani. L’identikit fornito dalla vittima aveva consentito agli agenti di rintracciare l’aggressore nell’ostello in cui alloggiava, sui Navigli. Indagando a ritroso, i poliziotti avevano collocato Lecumberri sulle scene di raid identici avvenuti il 10, l’11, il 22 e il 25 luglio.

Anche in quel caso , si era pensato inizialmente al knockout game , ma poi erano emersi i problemi psichici già segnalati nel suo Paese d’origine. Dopo essere stato scarcerato da San Vittore e con la prescrizione di recarsi in una comunità di Varazze, lo spagnolo aveva acquistato un biglietto per Barcellona ed era rientrato in patria, per essere poi ricoverato in una clinica di San Sebastian, sua città natale. La vicenda processuale si era chiusa nel maggio 2017 con il patteggiamento di una pena a un anno e 9 mesi di reclusione, dopo che la famiglia del deejay aveva risarcito le undici persone aggredite.  

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