Covid, l'esperta: "Una chiamata allo psicologo su 2 dalla Lombardia"

La fondatrice del servizio InTherapy: qui vita frenetica e più instabilità. Con la pandemia bimbi, ragazzi e anziani soffrono di più

Depressione tra i ragazzi (immagine di repertorio)

Depressione tra i ragazzi (immagine di repertorio)

Di tutte le richieste di supporto psicologico registrate in Italia, una su due viene dalla Lombardia. È questa la fotografia che offrono i dati di "InTherapy", servizio di psicoterapia lanciato lo scorso anno dalla psichiatra Sandra Sassaroli, fondatrice della sede di Milano della Sigmund Freud University.

Dottoressa Sassaroli, come si spiega questo dato?

"In Lombardia lo stile di vita è frenetico e soprattutto è estremamente instabile. La logica secondo cui tutti qui sono imprenditori di se stessi porta inevitabilmente a una maggiore instabilità professionale. Questo chiaramente genera un aumento delle domande di supporto psicologico. Dall’altro lato, va ricordato che al Nord c’è più consapevolezza del fatto che la sofferenza mentale può essere curata: la Lombardia è la regione italiana dove è più comune chiedere sostegno psicologico".

Come hanno influito la pandemia e la guerra in Ucraina sull’incidenza dei disturbi psicologici?

"Stiamo vivendo un periodo storico di grandi cambiamenti, forti instabilità e livelli di stress altissimi. Ci sono ormai molti studi scientifici che hanno dimostrato un aumento significativo dei casi di ansia e depressione dovuti alla pandemia. Per quanto riguarda l’ansia, spesso si accompagna al timore catastrofico che qualcosa di brutto stia sempre per accadere. La depressione, invece, riguarda soprattutto quelle persone che hanno avuto lutti in famiglia o hanno vissuto il Covid personalmente".

Quali sono le fasce d’età più colpite?

"Innanzitutto, i bambini: il ritardo nella socializzazione ha costi potenzialmente altissimi, che non vanno sottovalutati. Per quanto riguarda gli adolescenti, poi, il Covid è stato un disastro. Quella è l’età in cui il corpo comincia a cambiare ed è necessario essere in presenza e potersi toccare a vicenda. Non è un caso che siano proprio gli adolescenti la fascia d’età che più di tutti ha fatto fatica a rispettare le restrizioni durante i primi lockdown. Infine, anche gli anziani stanno pagando un prezzo molto alto: molti di loro si sono abituati allo stato di isolamento e ancora adesso fanno fatica a uscire".

Quanto dureranno questi effetti psicologici?

"Con il Covid la nostra vita è cambiata per sempre. Stiamo vivendo un cambiamento epocale che, dal punto di vista degli effetti psicologici, ancora non abbiamo capito fino in fondo. Non è detto, però, che tutto stia cambiando in peggio. In un mondo sempre più instabile dobbiamo imparare a essere più flessibili e meno barocchi nella nostra risposta esistenziale. Certo, in questo momento l’offerta di psicoterapia da parte delle istituzioni, pubbliche e private, può essere uno strumento molto efficace".

È questo che l’ha spinta lo scorso anno a fondare InTherapy?

"Esatto. Le nostre terapie sono di orientamento cognitivo-comportamentale e poggiano su solide basi scientifiche. Questo ci permette di accorciare i tempi della terapia e rendere i pazienti più consapevoli di ciò che stanno attraversando. Una delle nostre particolarità, poi, è la consegna dei referti. Questo permette ai pazienti di essere più consapevoli di ciò che stanno attraversando e, in caso si spostassero in un’altra città, non sono costretti a ricominciare da zero la terapia. Gli basta andare dal medico di base e renderlo al corrente del percorso fatto fino a quel momento".

 

 

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