BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Pioltello, fine del Ramadan festeggiata con discrezione: “Non vogliamo gettare benzina sul fuoco”

In dieci al presidio di protesta. La comunità rinuncia alla preghiera. La storia di Ahmed: “Sono qui dal ’96, con la scuola chiusa per la prima volta la famiglia è unita”

La preghiera a turni nel centro islamico di Pioltello: niente evento al parco

La preghiera a turni nel centro islamico di Pioltello: niente evento al parco

I tappeti per terra e la preghiera a scaglioni “per riuscire a garantire a tutti la possibilità di partecipare. Qui, non c’è molto spazio”. La lunga giornata di Pioltello per la festa di fine Ramadan inizia di buon mattino al Centro Culturale El Huda, dopo la polemica politica sulla chiusura della scuola Iqbal Masih in occasione dell’appuntamento decisa all’unanimità dal Consiglio d’Istituto.

“Avevamo chiesto uno spazio al Comune per celebrare la ricorrenza tutti insieme, come in passato - spiega il presidente del centro islamico Mohamed Pietro Danova -, ma alla luce di tutto quello che è successo nelle ultime settimane abbiamo preferito fare un passo indietro. Meglio non gettare benzina sul fuoco. Non volevamo creare problemi alle istituzioni e alla città che ci ha sempre accolti. La nostra non è una moschea, ma la sede di un gruppo culturale, le dimensioni sono ridotte. Per questo abbiamo organizzato i turni per permettere a tutti di entrare”.

Anche ieri, i fedeli hanno parlato dello stop alle lezioni “una gioia, perché l’integrazione inizia fra i banchi. I bambini, che non sentono le differenze e solidarizzano fra loro, sono il futuro del Paese, saranno la classe dirigente, ed è meglio cominciare da chi si sente accolto”.

Poco lontano, ai cancelli della Masih, alle 11, un gruppetto di genitori – neppure una decina di persone – ha protestato contro la scelta della scuola, contestata dal ministro dell’istruzione Valditara e confermata dall’istituto dopo la correzione delle irregolarità evidenziate dall’ex Provveditorato. Sotto la pioggia battente è arrivata anche l’europarlamentare della Lega Silvia Sardone: “Ritengo che, se chiusure del genere saranno concesse, debba essere lo Stato a deciderlo sulla base di un accordo, come avviene per gli studenti di religione ebraica, che stanno a casa il sabato senza bisogno di giustificazione. Non si fa l’integrazione tenendo le scuole chiuse”.

Ma il preside Alessandro Fanfoni e i docenti avevano spiegato che alla base di tutto c’erano ragioni organizzative e non religiose, “l’alto tasso di assenze in occasione della fine del digiuno, che impedirebbe comunque l’attività in classe”. Una tesi ribadita con la seconda pronuncia dopo l’arrivo degli ispettori del ministero a Pioltello. Qui, sperano solo “di lasciarsi al più presto alle spalle l’intera vicenda”.

La famiglia di Ahmed

La preghiera e il pranzo in famiglia tutti insieme. Ahmed Basri ha due figlie all’Iqbal Masi, una in seconda elementare e l’altra in terza media.

Contento che la scuola oggi sia chiusa?

“Sì. È la prima volta che possiamo festeggiare liberamente. Le bambine sono molto felici. È stata anche l’occasione per spiegare e condividere a modo loro la ricorrenza con i compagni che sono sempre partecipi. Un passaggio rilevante per l’integrazione”.

Ve l’aspettavate?

“Ci speravamo. Per noi è davvero molto importante, come l’apprezzamento dei professori e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il suo messaggio ci ha toccato nel profondo”.

Cosa pensa del polverone sollevato dalla decisione del Consiglio d’Istituto?

“Credo che preside, docenti, rappresentanti dei genitori e personale abbiano agito nel quadro delle regole. Le stesse che tutti noi vogliamo osservare. Sono in Italia da 36 anni, a Pioltello dal 1996, faccio l’ascensorista, e mi sono sempre trovato bene, non ho mai avuto problemi con nessuno. Credo che abbia contribuito anche la mia filosofia: rispetta e sarai rispettato. Le persone e il comportamento contano più di tutto. Ci sarà sempre chi contesta, ed è un diritto anche quello. Noi anche per osservare la nostra religione evitiamo di contrastare certi fenomeni. I nostri principi ci insegnano a essere pacifici e ad amare il prossimo. Questi valori sono alla base della convivenza civile. Ora attendiamo l’altro nostro importante appuntamento”.

Quando?

“Fra due mesi e 10 giorni, per il sacrificio. L’altro momento cardine del nostro credo, insieme alla fine del digiuno”.

Come avete passato la giornata?

“In modo del tutto simile al Natale dei cristiani. Le due date si possono paragonare. In mattinata abbiamo pregato, al centro culturale. La festa al parco è stata rinviata per via di quel che è successo, la comunità ha preferito così. Poi, c’è stato lo scambio d’auguri generale, e il ritorno a casa, in famiglia, prima i regalini per i ragazzi e poi il pranzo tutti insieme. È tutto davvero molto bello”.

Come si trovano le sue figlie a scuola?

“Molto bene. Amatissime da insegnanti e compagni. Come tutti gli altri ragazzi. L’Iqbal Masih è davvero un istituto modello”.