Pieve Emanuele, operai uccisi dall’azoto: anomalie nell'impianto o nel sistema di allarme?

Il 5 ottobre all'Humanitas si terranno gli accertamenti tecnici irripetibili. Il pm ha nominato lo stesso consulente dell'incidente della funivia del Mottarone

L’intervento dei carabinieri al Campus Humanitas

L’intervento dei carabinieri al Campus Humanitas

Pieve Emanuele (Milano) - Inizieranno martedì prossimo, 5 ottobre, e saranno guidati da Paolo Pennacchi, professore del Politecnico di Milano e per altro tra i consulenti della Procura di Verbania nell'indagine sull'incidente del Mottarone, gli accertamenti tecnici irripetibili per far luce sulla morte dei due operai avvenuta martedì scorso a Pieve Emanuele, nell'hinterland milanese, mentre si apprestavano a caricare una cisterna di azoto liquido usato nei laboratori dell'università Humanitas. 

Il pm Paolo Filippini stamane ha infatti conferito l'incarico a Pennacchi, docente di ingegneria meccanica, nell'ambito dell'inchiesta coordinata con l'aggiunto Tiziana Siciliano in cui sono indagate per omicidio colposo quattro persone, tra legali rappresentanti e amministratori di Sol, il gruppo che si è occupata delle forniture di azoto, e di Autotrasporti Pè di Costa Volpino ( Bergamo), la ditta che si è occupata del trasporto.

Il pubblico ministero ha chiesto di verificare se se ci siano o meno state anomalie nell'impianto fisso, ossia la cisterna, e del mezzo mobile, ossia l'autocisterna che doveva caricare l'azoto, e per esempio se ci siano o meno state anomalie nel sistema di allarme o di monitoraggio della pressione del liquido criogenico. Al momento si sa che i rilievi cominceranno nel pomeriggio del 5 ottobre ma non quali saranno i termini che il consulente, che sarà affiancato da un collega di Brescia nominato da una delle due vittime, si prenderà per concludere il lavoro.

Infine, mentre l'autopsia sui corpi di Jagdeep Singh, 42 anni, e Emanuele Zanin, 46 anni, dipendenti dell'azienda bergamasca, è stata disposta e dovrebbe essere effettuata settimana prossima, gli inquirenti sono in attesa di una relazione di Ats su eventuali violazioni delle norme della sicurezza sui luoghi di lavoro. Intanto, un video di una telecamera vicina all'impianto 'incriminato' ha immortalato gli ultimi minuti di vita dei due operai: si vede che scendono le scale e poi risalgono dal cavedio all’Humanitas. Si vede il locale che ospita il serbatoio di azoto liquido di cui si apprestavano a rifornire la cisterna con la sostanza usata nei laboratori dell’università. Poi, i due appaiono mentre scendono un’ultima volta, probabilmente dopo aver mosso qualche valvola dell’impianto, senza più riuscire a risalire. 

La telecamera è collocata vicino al serbatoio ma in alto, quindi non riesce a mostrare se i due operai abbiano mosso o meno delle valvole della cisterna quando sono scesi nel locale, che non è coperto con un tetto ma è una sorta di incavo che contiene il serbatoio. L’autocisterna, invece, era parcheggiata a livello strada per il caricamento dell’azoto. È probabile che si sia verificato qualche problema mentre i due si apprestavano a rifornire il serbatoio e per questo potrebbero essere scesi più volte - e sempre senza maschere protettive - fino a che, a causa di una fuoriuscita dell’azoto, non sono più riusciti a risalire. Dalle stesse immagini si vede, tra l’altro, che uno dei due quando scende per la prima volta scavalca il cancello (chiuso) di accesso alle scale: poco dopo, l’altro operaio lo apre

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