Funivia del Mottarone: oggi prelievo e test sui 15 metri della fune spezzata, è la svolta?

Intanto proseguono in parallelo le indagini sul "rapimento" da parte del nonno del piccolo Eitan, in Israele. L'esperto: accertare se aveva la doppia cittadinanza

Mottarone, vigili del fuoco attesi alle 9.30 in quota per il prelievo della fune spezzata

Mottarone, vigili del fuoco attesi alle 9.30 in quota per il prelievo della fune spezzata

Stresa (Verbania) - L'appuntamento e' questa mattina alle 9.30 alla caserma dei carabinieri di Stresa. Qui si ritrovera' la squadra dei vigili del fuoco di Verbania che il comando provinciale ha individuato per eseguire il taglio e il prelievo di una porzione di circa 15 metri della fune che spezzandosi, il 23 maggio scorso, ha provocato la caduta della cabina numero 3 della funivia Stresa Mottarone.  Il gruppo salira' in vetta per raggiungere il luogo dove la fune, protetta da un telo di plastica bloccato da nastro adesivo, giace da quasi tre mesi e mezzo. I vigili utilizzeranno una mototroncatrice e poi, secondo le indicazioni ricevute dal collegio dei periti, arrotoleranno lo spezzone dopo aver fissato i trefoli, cioe' i fili di acciaio che compongono la fune lacerata.

Ai vigili del fuoco i periti del gip hanno gia' dato indicazioni sul luogo in cui portare in custodia il reperto. Dopo il primo sopralluogo Riccardo Falco, consulente dell'avvocato Marcello Perillo, legale di Gabriele Tadini, unico tra gli indagati ancora agli arresti domiciliari, aveva sottolineato che "la corrosione della fune, e' gia' iniziata". "Il nostro timore e' che le superfici di frattura vengano alterate dalla corrosione", aveva aggiunto Perillo, "e che quindi possano non essere piu' acquisibili gli elementi di valutazione necessari". 

Gli sviluppi nelle indagini percorrono una direzione tecnica, in parallelo a quelle avviate sul presunto "rapimento" del piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia, portato in Israele dal nonno paterno anche se era stato affidato a una zia paterna che vive in Italia- Il caso solleva molti interrogativi non solo sul rispetto delle disposizioni della magistratura italiana, ma anche su come sia stato possibile organizzare ed eseguire un rapimento del genere sotto gli occhi delle autorita' italiane. Ne parla Carlo Biffani, esperto di sicurezza.

"Personalmente" dice all'Agi, "ho in questi anni potuto raccogliere la testimonianza e i racconti di genitori, piu' spesso padri o parenti degli stessi, che si erano visti sottrarre i figli dalle ex mogli che, non di rado, erano riuscite a ottenere dal loro consolato, a insaputa dell'altro genitore, un documento valido per l'espatrio". Riguardo la confusione sui documenti di Eitan, dice ancora l'esperto, "appare evidente che la prima cosa da appurare e' se il bambino abbia lo status giuridico di doppia cittadinanza perche' qualora cosi' fosse, non sarebbe stata fatta alcuna forzatura delle procedure essendo l'autorita' israeliana pienamente nel diritto di emettere un documento valido intestato al minore".