Milano, 26 settembre 2024 – La posizione delle uniche due donne indagate è stata stralciata, con una richiesta di archiviazione. Gli altri sei poliziotti dovranno invece affrontare un processo, con al centro l’episodio avvenuto il 5 ottobre 2023 in uno dei corridoi dell’Ufficio immigrazione della Questura, in via Montebello.
Quel giorno un 21enne tunisino senza permesso di soggiorno (ora individuato come persona offesa), dopo una discussione è stato colpito con uno schiaffo al volto da uno degli agenti, che poi lo ha afferrato per la testa e lo ha trascinato lungo il corridoio, aiutato dai colleghi, fino a un’area non coperta da telecamere, dove secondo le accuse il giovane avrebbe subito altre violenze.
L’inchiesta
Sull’episodio la Procura aveva aperto un’inchiesta, coordinata dalla pm Giovanna Cavalleri, a seguito di una comunicazione all’autorità giudiziaria inoltrata proprio dalla Questura, contestando a sette poliziotti l’accusa di violenza privata, aggravata “dall’abuso dei poteri” e dalla “violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione”. Un ottavo agente, una donna, era indagato invece per aver assistito alla scena e non aver sporto denuncia.
La vittima
La testimonianza del tunisino era stata acquisita con la formula dell’incidente probatorio, per cristallizzare le sue dichiarazioni, anche perché il giovane era stato trasferito al Cara di Gorizia e una sua eventuale espulsione avrebbe comportato il “concreto pericolo” che l’uomo “non sia reperibile per un’audizione dibattimentale”.
Le indagini sono state chiuse nei mesi successivi, e a novembre si aprirà il processo di primo grado a carico dei sei agenti che avrebbero avuto un ruolo attivo nell’episodio, in parte ripreso dalle telecamere nel corridoio e in parte ricostruito attraverso le testimonianze raccolte.
Scagionate
Per le uniche due donne indagate, invece, la Procura ha chiesto al gip l’archiviazione. Entrambe, argomenta la pm, “non hanno preso materialmente parte alla condotta”. Non ci sono prove che l’agente accusata di non aver sporto denuncia, inoltre, “si fosse resa conto di aver assistito alla commissione di un reato” e “non è possibile contraddire con certezza quanto da lei stessa affermato in merito al fatto che avesse ritenuto che si trattasse di un’azione di contenimento dettata dalla resistenza” del giovane tunisino.
Gli elementi acquisiti, quindi, “non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna” delle due donne. “Esprimo soddisfazione per la richiesta di archiviazione e invece delusione per le altre posizioni prese dalla Procura – spiga l’avvocato Piero Porciani, difensore di alcuni dei poliziotti –. Notiamo una recrudescenza degli attacchi giudiziari alle forze dell’ordine”.