MARIO CONSANI
Cronaca

Milano, pedofilo condannato a farsi curare

Storica ingiunzione del Tribunale: il carcere non basta

Corteo anti-pedofilia

Milano, 4 aprile 2018 - Le sue pulsioniI sessuali nei confronti dei bambini non sono guarite con il carcere. E ogni volta che torna in libertà dopo anni di detenzione, quell’uomo ci ricasca: vada dunque a curarsi da un équipe medica specializzata e segua le indicazioni che riceverà.

È la prima volta che un tribunale emette un’«ingiunzione terapeutica» nei confronti di un pedofilo. Attualmente detenuto, quando finirà di scontare la pena (ma anche da subito, se vuole) il soggetto dovrà presentarsi dal criminologo e «seguire un piano di intervento trattamentale che lo porti, attraverso indicazioni di tipo clinico-terapeutico realizzate dagli esperti incaricati, a prendere coscienza del forte disvalore delle condotte violente in una prospettiva di contenimento delle pulsioni sessuali e di razionalizzazione degli avvenimenti». Il vice presidente leghista del Senato Roberto Calderoli già esulta. «Di fronte a questa sentenza, che di fatto apre la strada alle cure farmacologiche per inibire le pulsioni sessuali in alcuni soggetti, auspico – dice – che il Parlamento si impegni subito a discutere e votare la mia proposta di legge per introdurre la castrazione chimica per i recidivi». Gli fa eco con un tweet il leader della Lega Matteo Salvini: «Certe persone (pedofili e stupratori) vanno messe in condizione, per legge, di non fare più male a nessuno. Punto». In realtà il tribunale milanese non si spinge fino a quel punto: «Ovviamente – scrivono i giudici – la metodologia da seguire dovrà essere tratteggiata dal servizio incaricato che viene indicato, per la particolare competenza ed esperienza nell’osservazione criminologica degli autori di reati a sfondo sessuale».

Certo non si può escludere che servano le medicine. D’altra parte, osserva il tribunale sezione misure di prevenzione (presidente Fabio Roia, a latere Veronica Tallarida e Ilario Pontani), il carcere «sul piano rieducativo» non ha prodotto alcun «effetto» nei confronti dell’uomo. E tenuto conto della «sistematica ricaduta nel comportamento illecito», connessa ad «un disturbo della sessualità non controllabile», al detenuto serve anche un percorso di cure per limitare le «pulsioni sessuali». Da quiI l'«ingiunzione terapeutica» per il pedofilo, oggi 52enne, che venne arrestato la prima volta nel 2004 per una violenza ai danni di una bambina. Condannato e poi tornato libero, di nuovo venne fermato per abusi sessuali su altre due bimbe. Ora il collegio - dando anche atto del «consenso» manifestato dall’uomo rinchiuso nel carcere di Pavia, difeso dal legale Attilio Villa e affetto da un «ritardo mentale» – gli ha ordinato di contattare «immediatamente» il Cipm (Centro italiano per la promozione della mediazione) del criminologo Paolo Giulini per un programma «clinico-terapeutico».