Via Vitruvio, parto nella notte: la bimba nasce in strada

La mamma aiutata da due amiche. Poi l’intervento del 118

Mamma e bimba sono state portate in ospedale per un controllo

Mamma e bimba sono state portate in ospedale per un controllo

Milano, 11 settembre 2019 - La chiamata al 112 è arrivata qualche minuto prima delle 4.45 di ieri: «Venite subito, venite subito». Troppo tardi: la bambina stava già per venire alla luce, troppo intense le contrazioni per attendere oltre. Così la mamma, una ventenne che risulta nata in Germania ma di origini nomadi, ha partorito in strada con l’aiuto di due amiche coetanee, a due passi dalla Stazione Centrale. Tutto, per fortuna, è andato per il meglio. Arrivati sul posto, i sanitari del 118 hanno soccorso la madre e la piccola e le hanno trasportate all’ospedale Niguarda per una visita di controllo: entrambe stanno bene. Sul posto sono intervenuti poco dopo anche i carabinieri della pattuglia mobile di zona della Compagnia Duomo, per accertarsi che tutto fosse andato per il meglio e per capire come fossero andate esattamente le cose. L’insolito parto è avvenuto sul marciapiedi di via Vitruvio, quasi all’angolo con via Benedetto Marcello. Non ci sono molti precedenti recenti di neonati che hanno emesso i primi vagiti all’aperto.

Due casi si erano verificati nel 2013, tra settembre e dicembre: il primo bambino era nato in un’auto in via Boscovich, in zona Buenos Aires; il secondo era venuto alla luce nel cuore della notte in viale Gian Galeazzo, sotto lo sguardo sbalordito di decine di passanti tenuti a bada a stento dagli agenti della polizia locale. Nel febbraio del 2014, una donna aveva partorito una bellissima neonata all’angolo tra via Lorenteggio e via Inganni. La trentasettenne in travaglio si stava recando con il marito all’ospedale San Carlo, ma a un certo punto i due si erano fermati per via delle fortissime contrazioni e avevano allertato il 118. L’ambulanza era partita immediatamente, ma all’arrivo i soccorritori avevano trovato la bambina già in braccio al padre. Un episodio del tutto simile era andato in scena lo scorso giugno, anche se in quell’occasione due carabinieri del Nucleo Radiomobile, l’appuntato Renzo Baldassarre e l’appuntato scelto Giancarlo Cuffari, avevano cambiato il finale, consentendo alla ventinovenne Daniela di arrivare in tempo in ospedale. Come? Scortando l’auto guidata dalla sua amica Iulia per circa due chilometri, facendosi largo tra le auto in coda da via Gattamelata all’ingresso dell’ospedale Buzzi. «Hanno messo la sirena e ci hanno fatto strada – aveva raccontato al Giorno la neo mamma –. Ero quasi all’entrata quando è arrivata la contrazione più lunga e dolorosa, mi hanno caricata sulla sedia a rotelle e portata in sala parto, in dieci minuti è arrivata la bambina».

Decisamente più drammatico, ma ugualmente a lieto fine, il parto avvenuto qualche settimana prima, in una cascina abbandonata a due passi dal boschetto della droga di Rogoredo, rifugio di sbandati e tossicodipendenti. Lì, in quello stabile abbandonato e protetto da una recinzione in muratura ormai in frantumi, la ventisettenne ucraina Elnara A., con conclamati problemi di dipendenza dall’eroina, aveva avuto le prime contrazioni. A quel punto, un connazionale aveva chiamato il 112 per chiedere aiuto: sul posto erano arrivati i sanitari del 118 e gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale della Questura, che avevano soccorso la donna e l’avevano accompagnata alla clinica Mangiagalli.

nicola.palma@ilgiorno.net

 

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