Pane quotidiano, 5mila pacchi in un giorno. In coda famiglie italiane monoreddito

I cancelli di viale Toscana e viale Monza aprono alle 8, ma la fila comincia dalle 6.30. A prendere i generi di prima necessità anche le giovani donne ucraine scappate dalla guerra e italiani un tempo senza problemi

La coda fuori da Pane Quotidiano

La coda fuori da Pane Quotidiano

Milano - I cancelli della onlus Pane Quotidiano di viale Toscana 28 aprono alle 8 del mattino ma la gente inizia a mettersi in coda dalle 6.30 per accaparrarsi il suo pacco alimentare. Chi arriva più tardi deve avere pazienza e infilarsi dalla fine nel serpentone lunghissimo che a metà mattina arriva fino in via Castelbarco. La novità è che la razione non è più "preconfezionata" come ai tempi del Covid. La gente adesso libera dalla regola del distanziamento entra e sceglie: ieri per la precisione fra pane, grissini, latte, frutta, minestrone in latta, fiocchi di latte e formaggini, bologna. Unica delizia il tiramisù. I volontari dell’associazione laica hanno fatto prima di mezzogiorno 1.782 consegne ma sabato 29 ottobre si è staccato il record di 5mila sacchetti con generi elementari di prima necessità. Tutti prodotti che arrivano dalle eccedenze di oltre 150 aziende alimentari e dal contributo solidale di oltre 5mila milanesi. Ieri a dare una mano c’erano anche i soci dei Lions Milano Madonnina per distribuire i giocattoli.

Ai clochard, disoccupati di lungo corso, stranieri di ogni parte del mondo, donne maghrebine e rom con prole numerosa quest’anno si mescolano sul marciapiede a due passi dal Campus della Bocconi nuove povertà. Gli indigenti hanno anche il volto bellissimo delle giovani donne ucraine scappate dalla guerra e quello non ancora stravolto delle famiglie italiane un tempo "normali" e ora precipitate nell’incubo del bisogno per le bollette, l’inflazione e il lavoro che non si trova. È il caso di Erminio, 55 anni, con la moglie Vera di 53 anni e la figlia di 11 anni. Racconta di essere disoccupato da 5 anni ma al Pane Quotidiano ci viene solo dall’anno scorso. "Ci ho messo un po’ a decidermi, fare la fila per il cibo è una cosa di cui non andare fieri" spiega. Ha fatto l’operaio metalmeccanico per 35 anni. "Prendevo 1.700 euro, non ci mancava nulla. Poi ho avuto uno schianto per una macchina che viaggiava contromano, mi sono sfracellato e non ho potuto più spostare carichi pesanti. Così il lavoro l’ho perso e non l’ho più ritrovato. In famiglia i soldi li porta mia moglie che guadagna 800 euro anche se fa l’impiegata. Per fortuna abbiamo una piccola casa di proprietà e qualche soldo da parte, altrimenti non so come avremmo fatto: gli assistenti sociali del Comune di Milano, come la Caritas, non ci hanno mai aiutato".

In fila al freddo ci sono tanti anziani come Dino che ha 67 anni, e in viale Toscana ci viene dal 2018: "Ho fatto il muratore per una vita ma ho solo 13 anni di contributi perché le aziende spesso non li versavano. Così non posso ancora andare in pensione e figuriamo se qualcuno mi dà un posto alla mia età. Prendo il reddito di cittadinanza ma dai 480 euro bisogna togliere 180 euro di affitto per la casa popolare, le utenze… I soldi che rimangono per la spesa sono pochissimi". S’incrociano anche storie complicate come quella di Rudy, 43 anni, che si è fatto otto anni dietro le sbarre per ricettazione di moto: "Vorrei tanto trovare una occupazione ma appena scoprono che ho precedenti stracciano il cv. Gli assistenti sociali aprono bocca solo per dirmi: 'Un lavoro per te non c’è'. Per ora mi arrangio col reddito di cittadinanza e dormendo in strada o dagli amici. Ma sono preoccupato perché dicono che toglieranno il sostegno dal 2024. Sarà un bel guaio per l’ordine pubblico: l’indigenza farà aumentare gli scippi, i borseggi, i furti dalle auto. Io però non sarò mai più criminale: l’ho giurato su Dio che non sarei tornato in carcere di nuovo".

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro