Coronavirus, all'ospedale in Fiera al Portello la diga per la seconda ondata

Sabato i medici tunisini in visita, in fiornata i pazienti saranno 12. Il Padiglione del Policlinico strategico a partire dalla fase 2 dell’epidemia

L’équipe medica tunisina all’ospedale del Portello col direttore sanitario Nino Stocchetti

L’équipe medica tunisina all’ospedale del Portello col direttore sanitario Nino Stocchetti

Milano, 12 aprile 2020 - Ieri all’ospedale del Portello è arrivata un’équipe tunisina: sette tra medici, operatori sanitari e tecnici, atterrati con un aereo militare dal Paese che contava, ieri, 685 contagiati e 28 morti ufficiali per il coronavirus. Prima di spostarsi a Brescia, dove son stati assegnati per aiutare a curare i lombardi, sono andati a vedere il Padiglione del Policlinico in Fiera, cioè il modulo dove 50 sanitari al momento gestivano otto pazienti intubati: ai primi tre, arrivati lunedì dal Milanese, venerdì se ne sono aggiunti altri cinque dalla Brianza. Entro oggi dovrebbero arrivare altri quattro malati gravi, sempre da Monza, così in una settimana saranno stati occupati metà dei primi 24 posti attivati, mentre continuano i lavori per completare il progetto che può arrivare a 208 letti complessivi.

E qualcuno ha messo in questione l’utilità dell’hub concepito quattro settimane fa, quando centinaia di persone ogni giorno arrivavano nei pronto soccorso "di frontiera" e il problema era dare a tutti un respiratore. Un ospedale tirato su a tempo di record: una settimana per raccogliere 21 milioni di euro in donazioni e attivare i contratti, dieci giorni per costruirlo ma l’evoluzione del virus, sterzata dal suo andamento esponenziale grazie alle misure di contenimento, è stata più veloce e adesso in Lombardia aumentano i malati di Covid19 in condizioni meno critiche e diminuiscono quelli che hanno bisogno di terapia intensiva, 1.174 a ieri. Spesso per settimane, e sono loro i candidati al trasferimento in Fiera, dove il progetto è stato trasformato in corsa: da ospedale da campo con 400 letti a ospedale vero con metà dei posti, due Tac, un laboratorio d’analisi e la possibilità di trasformarsi secondo le esigenze. Gli slot per intubare possono diventare letti di subintensiva, o d’Infettivi o "degenze di sorveglianza" come sta accadendo a venti posti dell’ospedale degli Alpini aperto contemporaneamente alla Fiera di Bergamo.

Perché l’epidemia non finirà il 3 maggio, e il Padiglione del Portello non sarà la diga della fase 1, ma delle successive. L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera venerdì, con il comitato tecnico scientifico, ha iniziato a impostare le esigenze del “subito dopo”: dall’assistenza e possibilmente lo screening per chi è a casa con un sospetto Covid alla riabilitazione respiratoria per chi ha passato settimane attaccato a un tubo, e ancora "come proteggere i nostri operatori e gestire l’afflusso nei pronto soccorso di pazienti che, anche con una gamba rotta, potrebbero avere il virus". E i non Covid, non tempo-dipendenti che dovranno tornare a esser curati dagli ospedali lombardi che hanno dovuto trasformare le sale operatorie in terapie intensive. Solo il Policlinico in dieci li aveva quintuplicati da 22 a 110; aggiungendo i letti convertiti ad Infettivi e alta intensità di cura, 310 posti Covid su 900 totali.

Il Padiglione in Fiera, spiegano dalla Ca’ Granda, al momento ha aperto un modulo per non sprecare risorse, ma è pronto ad accogliere i malati di Covid man mano che gli ospedali torneranno alle normali attività. E una possibile nuova ondata di ricoverati dopo la riapertura dal lockdown , ma soprattutto quella più massiccia che gli epidemiologi prevedono a ottobre, in concomitanza con l’influenza. In un paio d’ore l’ospedale modulare può essere riadattato a reggere l’urto che tra fine febbraio e marzo ha mandato in tilt le terapie intensive lombarde. Non a caso, chiariscono dal Policlinico, il personale ingaggiato coi bandi della Regione e della Protezione civile ha contratti di sei-dodici mesi. Ieri l’Emilia-Romagna ha annunciato la costruzione di un "hub nazionale" da 26 milioni di euro e 146 posti di terapia intensiva in sei poli, con la consulenza di Emergency e del Politecnico di Milano. Sarà pronto tra due mesi.  

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